VENTOTENE E NOI


movimento-federalista-europeo-7-638No, no, oggi, uccellacci del malaugurio, cinici vari e perfino l'evidente differenza fra la rivoluzionaria visione di un gruppo di giovani confinati a Ventotene e il tran tran piccino piccino di una politica sempre meno capace di portare soluzioni, non riescono a sminuire la potenza dell'idea di un'Europa libera e unita; questo è il titolo completo del Manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, frutto anche di discussioni fra grandi intellettuali e politici che lasceranno una marca nobile nella storia del nostro paese, da Eugenio Colorni a Sandro Pertini. Il cuore della loro proposta è stato poi ripreso da Francois Mitterand nel suo ultimo discorso a Strasburgo nel 1984: il nazionalismo e' guerra. Ma il Manifesto di Ventotene non è solo un appello a condividere sovranità e abbattere le frontiere. E anche un grido di libertà e di sete di democrazia. Non è un sogno, ma un progetto politico possibile e necessario. Altro che Europa delle élites e della burocrazia dei numeri. In questo momento così grigio, con negli occhi le immagini tragiche dei bambini, donne e uomini uccisj in Siria e in Turchia, ma anche a Nizza e Bruxelles, la proposta limpida dei giovani di Ventotene non ha preso una ruga; nonostante i 75 anni passati a costruire un'Unione ancora troppo fragile e che si è allontanata subito dalla prospettiva federale, con un sistema decisionale complesso che  ha obbligato il treno europeo ad andare alla velocità del suo vagone più lento e ha nel corso delle varie riforme privilegiato veti e competizione fra i soci più che l'interesse comune e la capacità di decidere in positivo. Oggi siamo arrivati al limite di questo modo di intendere e governare l'UE, perché a forza di scelte sbagliate molti sono arrivati a pensare che sia molto meglio chiudersi nelle nostre piccole patrie e rinnegano perfino valori che pensavamo ormai acquisiti in questa parte del mondo, uguaglianza, libertà, rispetto dei diritti umani. Merkel, Hollande e Renzi hanno interessi diversi, una situazione interna difficile, un contesto internazionale infuocato e opinioni pubbliche colpite dalla crisi, impaurite, bombardate senza tregua da messaggi di paura e  che danno spazio e credibilità a ricette già fallite, dall'illusione del confine sigillato a quella del deficit zero. Per non fare solo la parte di poveri figuranti di fronte alla sfida dei giovani di Ventotene,  dovranno ognuno concedere qualcosa all'altro, farlo insieme ed in nome dell'interesse europeo. Merkel dovrà cedere all'idea che la sua ricetta di austerità non è virtuosa, ma distruttiva; dovrà mollare il veto alla Unione bancaria e aprire a forme di mutualizzazione del debito; dovrà lasciare posto anche in Germania a investimenti e progetti comuni innovativi e di respiro europeo; Hollande deve smettere di andare a rimorchio della Merkel in economia e di Marine Le Pen in materia di immigraZione e sostenere con determinazione il piano di riallocamento quasi defunto dei rifugiati  spingendo anche per una politica di difesa comune senza fughe in avanti e illusioni di grandeur. E Renzi dovrà dimostrare che alcune delle belle idee lanciate a Ventotene, dai fondi per il recupero dei luoghi di cultura europea all'ampliamento dell'erasmus alla battaglia contro l'austerity non sono mosse di propaganda a 140 caratteri l'una; che l'omaggio a Spinelli non e solo un modo più chic per chiedere sconti alla UE, ma l'inizio di una battaglia politica vera. Battaglia politica che sul versante interno deve riflettersi con un cambio di rotta radicale in campo economico e sociale, senza più costosi regalini a questa o quella categoria, illusioni fossili e spreco di denaro pubblico per aiutare gli amici,  concessionari di spiagge, autostrade e trivelle in testa. E c'è un'altra fondamentale questione che i tre capi di governo dovranno cominciare a discutere, coinvolgendo al più presto anche altri importanti attori europei. La cancelliera pensa che sia necessario dopo Brexit evitare a tutti i costi di perdere altri pezzi e pare pronta a concedere al Regno Unito tempo per decidere come separarsi e  ai paesi nordici e dell'est una nuova autonomia, a scapito dei poteri della commissione e del Parlamento. Quindi non parliamo di rilancio europeo,teniamoci modesti sulla necessità di più Europa e parliamo invece di un Europa migliore, come se una potesse esistere senza l'altra. Al vertice di Bratislava sarà questo il punto chiave. Quale Europa e a quante velocità dopo l'uscita della gran Bretagna. Hollande oscilla come sempre fra la scelta sovranista e la responsabilità che la Francia da sempre sente di avere in Europa. Renzi è distratto dalle questioni interne e non sappiamo che cosa pensa davvero, anche se la scelta di andare a Ventotene non può che essere un segnale nella giusta direzione.   Comunque finisca la gita a Ventotene, la battaglia per l'Europa entra in una nuova fase. Che ancora potrebbe finire come i ragazzi di Ventotene volevano.     Salva Salva