Domani, sabato 25 febbraio, ci sarà in Valsusa un’altra manifestazione contro la decisione di andare avanti con il tunnel di base come opera prioritaria nella linea Lione Torino. Il Partito Verde europeo, insieme ad altre forze politiche e associazioni ambientaliste e non solo (dagli Ecologisti e Civici a SEL e Legambiente), aderiscono convintamente a questa iniziativa.
Anche se, dopo gli arresti ordinati da Caselli qualche settimana fa, le proteste rumorose e inaccettabili nella forma e nel contenuto di Genova da parte di alcune persone che hanno usato per i loro sballati fini la lotta contro quest’opera inutile, l’intensa campagna di stampa a “difesa” della libertà di espressione di Caselli e del suo diritto a presentare ovunque il suo libro, unita alla drammatizzazione da parte del capo della Polizia (ci può scappare il morto) le acque sono ancora una volta confuse a puntino per poter eliminare dal dibattito ciò che veramente conta, e cioè l’urgenza della rimessa in questione di quest’opera e il ritorno ad un dibattito razionale sulle priorità infrastrutturali in Italia in questi tempi di crisi.
Sul tema degli arresti di alcuni dei manifestanti presenti nel luglio scorso, non sta a me pronunciarmi, lo farà la giustizia a tempo debito (ahimè, chissà quando). E comunque, la violenza di alcuni elementi del movimento o di altri gruppi che nulla hanno a che fare con esso (come pure le azioni spesso “muscolose” delle forze dell’ordine) sono inaccettabili e controproducenti.
Sono da tempo convinta, e l’ho detto in molte occasioni agli amici del Movimento, che nonostante l’ingiusta criminalizzazione di questi e altri movimenti territoriali del dissenso (penso ad esempio ai comitati anti-discariche campani) non serva in questa fase una reazione “nichilista” o la copertura di comportamenti vandalistici. Perché, che ci piaccia o no, dobbiamo vincere la battaglia della propaganda evitando di dare adito alle manipolazioni della grande stampa e al pensiero (quasi) unico imperante che considera ormai normale che interi territori siano militarizzati per costruire un’opera pubblica. E bene ha fatto uno degli esponenti di rilievo del Movimento, Alberto Perino, ad avvertire qualche giorno fa, prima degli eventi di Genova, che “se qualcuno pensa di venire in valle a far casino e sfogare le sue e altrui frustrazioni, resti a casa. I valligiani saranno attenti perché nulla di spiacevole accada.” Se queste affermazioni fossero state diffuse già qualche mese fa, le cose credo sarebbero state ancora più chiare. In ogni caso, noto anche ciò che ha scritto l’avvocato immediatamente dopo gli arresti. Nonostante il fatto che sia assolutamente e definitivamente inaccettabile impedire a chiunque di presentare libri, parlare, dire la propria opinione sempre e comunque, è evidente che anche queste considerazioni possono e devono trovare spazio nel dibattito pubblico.
Detto ciò, vorrei tornare per un momento all’urgenza di una rimessa in questione del tunnel della Valsusa, non solo a causa della forza del Movimento, ma soprattutto perché oggi le ragioni ambientali, di opportunità finanziaria e di logica trasportistica suggeriscono un profondo ripensamento. Un ripensamento, peraltro da condurre nell’ambito del processo legislativo europeo in corso sulla “Connecting Europe Facility” che sta rivedendo tutto il sistema delle reti trans-europee decisa nel 2004 e (molto importante) il suo finanziamento. Parlamento Europeo e Consiglio dei Ministri stanno discutendo sulle nuove linee guida ed è molto chiaro che solo poche grandi infrastrutture potranno contare sul sostegno europeo. Noi stiamo lavorando perché le opere “utili” vengano privilegiate e il tunnel di certo non ne fa parte. Sarebbe invece più che opportuno e perfettamente fattibile che ci si aprisse alla possibilità di proporre per quella linea un’alternativa di potenziamento che non preveda un’opera costosa e devastante come il tunnel di base e che possa anch’essa essere finanziata dalla UE. E’ una strada stretta, è un dibattito complicato e non ancora totalmente affrontato e definito, che deve avvenire tenendo in conto non solo la congiuntura economica, ma anche l’equilibrio con gli altri valichi alpini, i flussi reali di traffico, la necessità di disgiungere lo sviluppo economico dall’aumento del traffico su strada; ma è l’unico davvero utile, serio e realista.
Anche perche Oltralpe, gli ecologisti francesi, al potere in tutte le regioni interessate dall’opera, stanno conducendo un interessante riesame della loro posizione tradizionalmente a favore della Torino Lione. Infatti, pare che si sia rinunciato all’ambizione di rendere la Lione-Torino una linea merci, per farne una linea passeggeri, cosa che evidentemente ne limita di molto l’interesse per gli ecologisti francesi, che spingono (come noi) sul trasferimento modale. Su questo l’ambiguità regna sovrana anche Oltralpe e questo è un aspetto che sarebbe bene non sottovalutare, anche perché l’attuale ministra competente ha fatto qualche settimana fa la lista delle priorità per i prossimi anni e la Lione Torino…non c’è!
In questo quadro, sono davvero utili gli appelli come quello recentemente pubblicato da Mercalli e Marco Ponti insieme….
Penso che la politica, e soprattutto il centro-sinistra dovrebbe riprendere questi contenuti e discuterli senza inutili contrapposizioni. Sono apprezzabili le chiare prese di posizione dei Senatori PD Ferrante e Della Seta, e, nell’ambito della discussione recentemente emersa intorno alla possibilità di un’aggregazione che tenti di mettere insieme movimenti, partiti ed esponenti politici interessati a rafforzare una svolta “verde” e “civica” nella coalizione di centro-sinistra che si presenterà alle elezioni nel 2013, anche quelle di Nichi Vendola, Luigi De Magistris, i Sindaci per la Buona Amministrazione, i Verdi, Legambiente e tanti altri.
E’ ora di fare uscire la battaglia NOTAV dalla Valle e dalla sua dimensione irrazionale di mito e di riportarla alla sua giusta dimensione di dibattito di merito sui costi e i benefici di e sulle alternative a un tunnel nelle Alpi.