Un'altra strada per l'Europa


Oggi 28 giugno, giorno d’inizio del Consiglio europeo che dovrebbe "salvare l'Euro", un folto gruppo di organizzazioni non governative, economisti, think tanks, i rappresentanti di Verdi europei, Socialisti e Sinistra unitaria si sono incontrati a Bruxelles per definire "Un'altra strada per l'Europa", lungo tre set distinti, ma complementari di proposte: “domare” e ridurre la finanza, salvare l'economia con un Green New Deal, rifondare l'Europa con un rafforzamento della democrazia “sopra gli Stati”.

Questi tre temi sono strettamente collegati tra loro ed è su queste tre sfide che il Consiglio europeo di oggi deve sapere dire qualcosa di positivo.

La linea di fondo è che non c'è molto altro che ogni singolo paese può fare per "rassicurare" i mercati e fermare la spirale. Ciò di cui abbiamo tutti bisogno (compresi i "Mercati") per essere “rassicurati”, è che la parola "più Europa" significhi qualcosa. E’ paradossale,  ma oggi i mercati e gli europei hanno bisogno delle stesse cose!

Ci deve essere un accordo sul fatto che l'Italia, Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda non saranno in grado di affrontare il loro debito, a meno che non ci sia un passo decisivo a livello UE: e il passo necessario è una dichiarazione chiara che nessun paese sarà lasciato fallire; che se il meccanismo di stabilità europeo non dispone di risorse sufficienti per comprare le obbligazioni, al fine di spingere verso il basso i tassi di interesse e ridurre “il contagio”, la BCE deve farlo; abbiamo bisogno di riaprire il termine e rivedere alcune misure il memorandum greco; abbiamo bisogno anche di una decisione esplicita su un piano di crescita sostenibile che ferma i giochetti con i numeri ( quanti miliardi ci sono davvero per rilanciare la mitica “crescita”?) e da qualche parte deve esserci  la prospettiva di “mutualizzare il debito” e cioè delle euro-obbligazioni; si parla tanto di investimenti e di ricapitalizzare la Banca europea degli investimenti,  ma deve essere molto chiaro che l’unica cosa che la BEI può finanziare sono grandi infrastrutture, che come perfino Giavazzi ha ammesso, sono del tutto inutili in questa fase. Ci deve invece essere una migliore organizzazione e ri-orientamento della spesa, non per costruire nuove grandi infrastrutture, ma per progetti che puntano sull'efficienza delle risorse, sulla creazione di posti di lavoro di qualità, insomma per una svolta “green” “senza se e senza ma”: 500 miliardi di euro da investire in ricerca, educazione, “piccole opere”.  E quindi la scelta urgente sul tavolo del Consiglio europeo  oggi è quella di non tagliare il Bilancio comunitario, che rischia, sotto la scure di Merkel e della “lega nordica” di essere ridotto al di sotto dell’attuale 1% del PIL. A questo deve servire l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie e un’eco-tassa: a ridurre i contributi nazionali al bilancio comunitario, che deve invece fondarsi su vere “risorse proprie”…e  superare il detestabile dibattito tra i “contributori netti” e coloro che ricevono.

Last but not least l’Unione politica, ultima parola magica dopo “austerità” e “crescita”. E’ importante prendere sul serio le parole di molti governi che si esprimono a favore di un’Unione politica. Ma sia chiaro che il rilancio dell’Unione politica non passa semplicemente attraverso l’attribuzione del potere alla Commissione e al Consiglio di mettere in naso nei bilanci nazionali per dire di tagliare le pensioni o la spesa pubblica. Deve essere la ripresa della battaglia per l’Unione federale dell’Europa, basata su istituzioni democratiche e rappresentative e su regole chiare di divisione di competenze, poteri e meccanismi di partecipazione reale. In questo senso è fuorviante la distinzione che oggi Holande fa tra “solidarietà” e “unione politica”. Solo con un balzo deciso verso l’Unione politica, che non è solo unione di bilancio, ma anche unione fiscale e unione di rilancio delle politiche di occupazione e di protezione sociale sarà possibile “organizzare” la solidarietà europea!

Voilà. Queste sono le linee di fondo che ci permetteranno di davvero giudicare se il Consiglio europeo di oggi sarà uno spiraglio aperto su un futuro meno oscuro o la prosecuzione testarda di politiche e scelte completamente sbagliate. Vedremo.