Il 13 marzo scorso, in occasione della visita di Angela Merkel a Roma, insieme a un gruppo di federalisti ben più prestigiosi di me, tra i quali Virgilio Dastoli, Giuliano Amato, Emma Bonino, Barbara Spinelli, Sandro Gozi, avevo firmato un appello "italo-tedesco" per una costituente europea; l’appello sosteneva la necessità di superare il Fiscal compact con un'iniziativa volta a cambiare profondamente le politiche europee e a rafforzarne in senso democratico e federalista le istituzioni, da organizzare con un grande dibattito pubblico entro le prossime elezioni europee (2014). In quell’appello si proponeva ai deputati tedeschi ed italiani di accompagnare l’atto di ratifica del Fiscal Compact con una dichiarazione, finalizzata a lanciare appunto questa iniziativa comune.
Da allora, come dimostrano le notizie di un accordo italo - tedesco pubblicate ieri, un po' di strada è stata fatta, ma ancora non ci siamo.
Nei resoconti sulla stampa non ci sono dettagli di questo fantomatico piano Merkel/Monti; il rilancio delle politiche di occupazione, di crescita non “generica”, ma orientata verso settori innovativi e "green", di euro-bonds non paiono essere comunque al centro dell’attenzione e forse non può che essere cosi almeno in questa fase. E poco si sente anche sulla necessità di riprendere anche il cantiere vecchio, ma ahimè ancora in parte irrisolto del deficit democratico: eppure, non si riconquistano i cittadini solo con piccoli accordi fra governi che dopo tre anni ancora non ci hanno dato una prospettiva reale di uscita comune dalla crisi.….
Quindi benissimo che italiani e tedeschi si osservino reciprocamente mentre si pronunciano sul Fiscal Compact, ma questo non toglie che quel testo sia inutile e dannoso e che sia necessario superarlo al più presto: è inutile perché la maggior parte delle ricette è già contenuta nella legislazione ordinaria e perché la tanto temuta e aborrita iscrizione della "golden rule" nella costituzione non è un obbligo per gli stati membri ma una possibilità(“preferibilmente” si dice nel Trattato) ; e comunque, come ben dimostra il caso spagnolo, l'iscrizione nella costituzione dell'obbligo di pareggio di bilancio, di per sé non garantisce gran che;
ma il Fiscal Compact è anche dannoso perché, come si stanno ormai rendendo conto tutti, si tratta di un testo ideologicamente molto orientato, negoziato senza alcun riscontro democratico, che punta sulle soluzioni sbagliate e non apre alle uniche risposte "sostenibili" e realistiche alla crisi europea: comunitarizzazione di almeno parte del debito con la creazione degli euro-bonds, uso "virtuoso" e "green" degli ingenti denari dei Fondi strutturali (si parla di circa 45 miliardi di euro all'anno..), fine dei poteri di veto dei governi, aumento, anche attraverso la tassa sulle transazioni finanziarie e/o una carbon tax, del bilancio europeo dal misero meno dell'1% di oggi al 2% del PIL europeo, pieno potere di co-decisione del Parlamento europeo anche sulle politiche economiche, allargamento delle tutele e della coesione sociale, eccetera, eccetera ...
Dunque, se davvero ci sarà una dichiarazione comune italo-tedesca a livello dei due parlamenti, ma non ci saranno almeno alcuni di questi elementi, si sarà sprecata un'occasione per contribuire a rendere l’UE una parte della soluzione e non IL problema da risolvere.
Perché, che ci piaccia o no, un qualsiasi “Piano Marshall” per l'Europa deve diventare uno strumento di maggiore integrazione e governo comune della crisi, e non una prova di forza del potenziale "nuovo" fronte MerkMonti, che, dietro altre parole, rischia di propinarci in realtà le stesse vecchie ricette del declinante (anzi declinato) asse Merkozy.