L'UE CHE CI ASPETTA DIETRO I VINCITORI DEL TOTOPOLTRONE
Fatte le dovute congratulazioni a Donald Tusk e Federica Mogherini per la loro nomina, rispettivamente, a Presidente del Consiglio dell'Unione Europea e ad Alto Rappresentante per la Politica Estera, vorrei ora esprimere anche alcune delle mie preoccupazioni.
Cominciamo dal fatto che Donald Tusk, in qualità di Primo Ministro della Polonia, si è strenuamente opposto alla stesura di un’agenda ambiziosa per le politiche su energia e clima dell’Unione Europea. La Polonia, anche se non da sola, era ed è lo zoccolo duro contro l’adozione di target europei ambiziosi per l’aumento dell’efficienza energetica, delle rinnovabili e per la riduzione di Co2: un biglietto da visita che non ci tranquillizza visti i preparativi per i negoziati internazionali sul clima che sono in corso. Parigi 2015 è vicino, Tusk che Europa intende presentarvi?
La sua recente proposta per un’Unione Energetica Europea è una nota positiva in quanto ha saputo riaccendere la necessaria discussione riguardo all’indipendenza energetica dell’Ue e alla “solidarietà energetica”, allo stesso tempo, però, su questo stesso fronte dobbiamo tenere gli occhi bene aperti, perché il timore è che Tusk intenda sfruttare la propria nuova posizione al Consiglio per spingere a favore di combustibili fossili e fracking. Se così fosse Tusk diventerebbe un ostacolo per l’Europa sulla via che la riporterebbe a una posizione leader nel campo dell’industria e dell’energia sostenibili.
Infine, pur riconoscendo la rilevanza del fatto che per la prima volta in 10 anni dall'adesione all’Ue una posizione istituzionale così importante sia stata assunta da un rappresentante di un paese dell'Europa centrale, dobbiamo tenere presente che né l'impegno per un'ulteriore integrazione democratica dell'Unione Europea, né la capacità di sviluppare un rapporto di cooperazione (non competitiva) con la Commissione Ue ed il Parlamento possono essere dati per scontati: non basta la nazionalità, Tusk dovrà dimostrarcelo con i fatti.
Federica Mogherini, dal canto suo, in qualità di Alto Rappresentante dell'UE per gli Affari Esteri, dovrà garantire all'Europa una posizione decisiva nella risoluzione di quei conflitti e guerre che stanno incendiandosi ai suoi confini. Dovrà rafforzare e dare più valore alle risposte comuni europee e costruirsi quella credibilità necessaria a gestire e ridurre le divisioni tra i singoli Stati membri, se non vuole che questo prestigiosa carica per la quale Renzi ha tanto lottato, non si riduca ad un guscio vuoto. La nuova Lady Pesc dovrà andare ben oltre i limiti del proprio predecessore, Madame Ashton, assumendo a pieno titolo la propria funzione non solo di Alto rappresentante dell'Unione europea, ma anche di vice-presidente della Commissione Ue.
Insomma, mentre nel caso di Tusk siamo di fronte ad un reale avversario politico, nel caso di Mogherini siamo piuttosto di fronte ad un punto di domanda nel quadro di una Commissione che su temi economici e politici più importanti si profila in sostanziale continuità con la Commissione Barroso (pur se il Presidente Eletto Juncker da qualche garanzia in più di autonomia).
In questo senso, sarà molto importante capire come su temi cruciali, come l'energia e le priorità di spesa della UE nei prossimi anni, l'immigrazione e il futuro dell'integrazione europea, si orienterà il Parlamento europeo. Il gioco istituzionale tra Consiglio, PE e Commissione non é infatti chiuso, nonostante le maggioranze politiche poco rassicuranti.