TARANTO, VITTIMA DELL'INCERTEZZA DEL GOVERNO
Quello che è accaduto a Taranto in questi ultimi mesi è davvero tanto, troppo.
Solo poche settimane fa, Peacelink ha presentato il dossier "Non toccate quelle polveri" portando alla luce il fatto che polveri pericolose per la salute dei tarantini non vengono registrate dalle centraline dell'ARPA, non idonee a rilevare le polveri specifiche che inquinano Taranto ossia quelle con PM superiore a PM 11 e inferiore a PM 0,7.
Tonnellate di polveri industriali pericolose sono quindi distribuite su persone e ambiente e restano incontrollate.
È di poche settimane fa anche l'aggiornamento dello Studio Sentieri, che ha messo in evidenza un'importante relazione tra l'aumento di patologie nei giorni in cui l'inquinamento dall'area industriale invade la città. Una situazione confermata dai dati sulla mortalità.
Mentre il 17 settembre moriva l'ennesimo operaio,
Giacomo Campo, nell'area AFO4 dello stabilimento.
E qualche giorno dopo i dati sui
tumori in aumento, soprattutto tra i bambini di età compresa tra 0-14 anni residenti a Taranto, indicavano che ci sono eccessi importanti per le patologie respiratorie: in particolare tra i bambini residenti al quartiere Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, una percentuale che sale al 26% tra i bambini residenti al quartiere Paolo VI. Lo studio è stato realizzato nell'ambito delle attività del Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia, in collaborazione con il dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della Asl di Taranto, di Arpa Puglia e di Ares Puglia.
Giorni difficili per Taranto. I diritti dei tarantini non possono essere calpestati ad aeternitatem e non crediamo che nella Costituzione Italiana sia sancito che il diritto al lavoro debba andare di pari passo con la negazione del diritto alla salute e alla vita.
Su Taranto grava pesante l'incertezza delle prossime mosse del Governo, che vorrebbe vendere l'ILVA ma che non riesce a gestire le diverse criticità in atto. Tutto sembra immobile, eppure si muove. In una direzione che non è certamente quella che speravamo.
Perché avremmo voluto, a questo punto, a fine 2016, poter contare su una scelta chiara a monte: l'ILVA va chiusa perché nuoce gravemente alla salute e in più è in perdita continua, quindi andiamo avanti sulla strada della riconversione e del cambio di paradigma?
Oppure l'
ILVA il Governo la vuole tenere aperta e quindi la rimette a nuovo, chiude gli impianti a caldo, i parchi minerali, impermeabilizza il suolo, e la rende compatibile con la vita?
Fino a ora non c'è stata nessuna scelta. Siamo andati avanti per inerzia, il Governo bloccato in uno stallo ormai endemico che non rende possibile null'altro che la scelta obbligata di continuare in una non-decisione.
Vogliamo capire quali iniziative urgenti e improrogabili il Governo intenda adottare per dare a Taranto non solo delle certezze in merito al proprio futuro ma anche, nell'attesa della finalizzazione del lungo processo di vendita o affitto che sia, di quali siano le misure da prendere per fermare il grave pericolo in atto.
Antonia Battaglia
Giuseppe Civati
Monica Frassoni
Elly Schlein
Bruxelles, 18 Ottobre 2016