Solo chi ama l'Europa può￲ lottare per cambiarla


 

Oggi è il 9 maggio, giorno dell'Europa Unita. Il 9 maggio del 1950, il Ministro degli affari esteri francese Robert Schuman, nato lussemburghese e di nazionalità tedesca, divenuto poi francese grazie al Trattato di Versailles, pronunciò quella che sarebbe diventata la sua famosa Dichiarazione, presentando il piano con il quale proponeva di mettere sotto un'alta autorità la produzione dei due materiali indispensabili per qualunque guerra di quei tempi, il carbone e l'acciaio. Discorso potente, che sarebbe il caso riascoltare oggi; coloro che pensano che sia obsoleto dovrebbero guardarsi intorno e ripensarci bene.

 

E già che siamo in tema di discorsi europei, vi chiedo di lasciarvi "trasportare" anche dalle appassionate parole di Caroline Lucas, deputata ecologista inglese, che parla di Europa in un discorso prima del referendum del 2016.

 

Le sue parole, semplici e forti, ci riportano alle ragioni di base per le quali non possiamo lasciarci rubare dalla destra, dai liberisti, dalla finanza, la battaglia per un'Europa unita e democratica, simbolo di pace, di lotta per i diritti e per una società aperta e contro i cambiamenti climatici.

 

La Ue non può essere distrutta e poi ricostruita come si illudono alcuni, soprattutto a sinistra, magari nostalgici di qualche generosa idea rivoluzionaria. Questa è un'illusione pericolosa che si salderebbe con la definitiva vittoria dei nazionalisti xenofobi che tanto velocemente stanno avanzando fra noi.

 

È questo che è successo dopo il referendum che in Francia e in Olanda ha respinto il Trattato costituzionale nel 2005. Ricordo benissimo il solenne impegno di rilanciare l'iniziativa costituzionale europea su basi ben diverse una volta sconfitto il Trattato costituzionale preso da tante organizzazioni, gruppi, partiti. Impegno prontamente disatteso il giorno dopo: quel referendum sancì l'inizio della riscossa delle forze nazionaliste, della lenta perdita di attrattiva del progetto europeo e della spinta a una vasta riforma positiva che allargasse risorse e impegni comuni.

Quel variegato fronte anche oggi, come allora, ritiene più facile buttare giù la Ue che lavorare per cambiarla dall'interno, scansando la fatica di fare politica e di distinguere fra le decisioni delle istituzioni della Ue (alle quali partecipano tutti), di sporcarsi le mani combattendo su ogni direttiva, ogni regola, mettendo a nudo le insufficienze, le politiche sbagliate, le procedure da cambiare, ma anche riconoscendo le cose fatte e fatte bene, cercando di giocare a pieno un ruolo nelle decisioni che si prendono.

Sono particolarmente preoccupata anche dalla deriva leghista o grillina di molti amici di "sinistra" rispetto all'Unione Europea. Sempre più sento parlare di "meglio smantellare e rifare, la Ue è irriformabile", oppure un revival di "facciamo la rivoluzione", o altre corbellerie secondo me insostenibili per chiunque si definisca progressista, quali lo slogan "riprendiamoci la sovranità", lo stesso identico dei fanatici pro-Brexit di Farage che stanno facendo sprofondare il Regno Unito in un mare di guai. Si nega la possibilità stessa di una democrazia sovranazionale ma, allo stesso tempo, si afferma che, seppure la risposta non possa essere quella di tornare entro i confini nazionali, non si può comunque agire nel quadro della Ue.

Anche se molti non lo credono, il potere a Bruxelles c'è, ma non è né impenetrabile né immutabile. Quello che occorre è la volontà di lottare per cambiare le cose nell'interesse di tutti i cittadini europei, non delle singole nazioni.

Ricordando la svolta - quella sì rivoluzionaria- che seppero dare alla cruenta storia dell'Europa Robert Schuman e tutte quelle donne e uomini che con lui chiusero le pagine sanguinose delle guerre fra europei, è questa citazione di Jean Monnet che resta sempre impressa nella mia mente:

"La grande rivoluzione europea della nostra epoca, la rivoluzione che mira a sostituire le rivalità nazionali con una unione di popoli nella libertà e nella diversità, la rivoluzione che vuol permettere una nuova fioritura e un nuovo rinascimento della nostra civiltà, questa rivoluzione è iniziata con la Comunità europea del carbone e dell'acciaio."

Buona festa dell'Europa a tutti!

(pubblicato originariamente su Huffington Post)

Bruxelles, 9 maggio 2018