Si vota in Belgio


In Belgio non esiste una « circoscrizione elettorale » nazionale. Quindi in pratica tutte le elezioni sono divise fra le Fiandre, Bruxelles e la Vallonia. Queste hanno un impatto sul livello federale naturalmente, ma rappresentano davvero degli scrutini che seguono delle logiche molto diverse, a seconda di dove si svolgono.

Le elezioni locali non fanno eccezione. Ciò detto, ci sono degli elementi in queste elezioni che avranno sicuramente un impatto sul quadro federale e sull’evolversi dell’eterna disputa fra fiamminghi e francofoni (più corretto dire “francofoni” che valloni, perché i Brussellesi sono in maggioranza francofoni ma non si considerano assolutamente Valloni…); in vista soprattutto delle prossime elezioni regionali (e federali) che si svolgeranno nel 2014.  Tutti gli occhi saranno percio’ puntati u Anversa, bastione dell’estrema destra del Vlamse Blok (poi Vlamse Belang) e oggi importante test per i nazionalisti conservatori (ma non certo di estrema destra né razzisti) del partito di Bart De Wever,  NVA (nuova alleanza fiamminga). Questo partito era piccolo e non rilevante nelle scorse elezioni e aveva un cartello con il partito  tradizionalmente dominante nelle Fiandre la CDNV. Un po’ come è successo con Di Pietro e Veltroni, questo cartello è servito da trampolino a Bart de Wever che dal 2007 a oggi ha sempre più rosicchiato il consenso dei democristiani e degli altri partiti fiamminghi.  Oggi si candida ad Anversa solo contro tutti con un’agenda dichiaratamente secessionista, in vista appunto delle prossime elezioni regionali e nazionali nelle quali il tema di una nuova estenuante riforma istituzionale si porrà se i sondaggi  saranno rispettati e De Wever consoliderà con il governo di città e villaggi il suo ruolo di primo partito nelle Fiandre. Questo potrebbe naturalmente avere un effetto destabilizzante a livello federale, soprattutto per i partiti fiamminghi. Quanto alla parte francofona, queste elezioni avranno soprattutto un’importanza per determinare l’equilibrio fra liberali e socialisti (al governo insieme, al momento solo verdi e NVA stanno all’opposizione al federale) e i rapporti di forza fra i doversi big e semi-big, in vista delle elezioni regionali del 2014. Quindi tutti, compresi ministri e primo ministro fanno furiosamente campagna elettorale, Di Rupo si ripresenterà a Mons, la stella montante del Ministro Magnette si candida a Charleroi e le ministre Milquet e Oenkolinks trottano e girano come matte nelle loro communes della regione di Bruxelles (Bruxelles e Scherbeek). D’altra parte, per Verdi e democristiani, entrambi al governo nelle regioni, è molto importante restare su risultati soddisfacenti, preparare la battaglia del 2014. In campo francofono, la dimensione “comunitaria” (cioè la questione francofoni/Fiamminghi) è rappresentata dal fatto che per la prima volta FDF (liberali un po’ piu nazionalisti) e MR avranno liste separate. Questo potrebbe avere un impatto sui rapporti di forza fra liberali e socialisti.

Ciò detto, in Belgio il livello comunale ha molti poteri piuttosto importanti, soprattutto in questo momento di crisi. E’ a livello comunale che sono gestite molte scuole, le strade, l’anagrafe e servizi verso i residenti non cittadini e soprattutto i servizi agli strati meno abbienti della popolazione. I cittadini si interessano molto a quello che succede nelle communes e interpellano i loro politici locali. Il voto è obbligatorio e l’affluenza alle urne è importante. Un capitolo a parte merita la questione della partecipazione alle elezioni della popolazione residente non belga. Questo è uno dei pochi paesi dove anche i residenti non comunitari possono votare. E a Bruxelles circa il 30% della popolazione non è belga. Poi ci sono naturalmente tutti coloro che sono belgi ma hanno origini  straniere. In allegato le mando una tabella interessante, dove s evince che su un potenziale molto ampio di possibili elettori, comunitari e no, solo una parte abbastanza limitata si è veramente iscritta. Co’ non toglie che in tutte le liste e in particolare in quelle Verdi, socialiste e democristiane francofone (che qui è un partito progressista) ci siano molti candidati di origine straniera. Tradizionalmente, turchi e marocchini votano socialista, gli africani si dirigono verso il CDH. I Verdi sono stati i primi a introdurre in modo sistematico questo metodo (io sono stata eletta al PE nel 99 dai verdi Belgi, caso per adesso rimasto unico) e hanno rappresentanti di varie comunità europee e non.

Sicurezza e pulizia hanno anche ovviamente una dimensione locale molto importante. Nella regione di Bruxelles ci sono 19 “communes”, equivalenti a quelle che da noi si chiamerebbero circoscrizioni, ma che qui hanno i poteri di una vera municipalità, hanno un sindaco, servizi di sicurezza ecc. In ognuna c’è una vera e propria campagna elettorale distinta. Per esempio, io sono candidata Ecolo a Ixelles; i Verdi qui corrono per avere il “sindaco” e scalzare, in un’alleanza con i democristiani “umanisti” e liberali transfughi dal MR l’alleanza fra socialisti e, appunto, l’MR. In altre “communes” la situazione è ovviamente diversa in termini di alleanze. Bruxelles è l’unico luogo dove convivono partiti fiamminghi e francofoni. I Verdi sono l’unico partito che hanno una lista comune ECOLO/GRUN.