RENZI E L'EUROPA, MOLTE PAROLE E QUALCHE AMBIGUITA' DI TROPPO
Nel discorso di Renzi alla Camera in preparazione del Consiglio europeo - Ucraina a parte – mi è molto piaciuta la bellissima e davvero appropriata citazione di Alex Langer («stiamo costruendo un Europa di spostati e velocizzati, dove si smistano sempre più merci, persone, pacchetti azionari, ma si vuotano di vivibilità le città e le regioni»); mi ha molto irritato l’insistenza sulla questione della deriva tecnocratica (non sono tecnocrati i membri della Commissione Barroso, sono politici e decidono politicamente, spesso sbagliando e le decisioni peggiori sono in esecuzione di decisioni degli stati membri) e la dichiarazione sul limite del 3%,( facile chiacchierare in patria, ma ieri alla Merkel questo non è stato chiaramente detto, anzi); e mi ha lasciato interdetta l’abile e ambiguo gioco di parole sulle scelte dell’Italia rispetto alla discussione sul futuro della politica energetica e climatica della UE per i prossimi anni. Originariamente, era soprattutto di questo terzo punto che il Consiglio avrebbe dovuto parlare e di questo vorrei trattare.
La Commissione europea ha proposto il 22 gennaio scorso di strutturare la politica energetica dell’UE e il contributo europeo alle prossime tappe del negoziato internazionale sul clima intorno a un target vincolante di riduzione delle emissioni climalteranti di almeno il 40%, un target vincolante a livello europeo, ma non a livello nazionale, del 27% di energie rinnovabili e un rinvio a giugno di ogni decisione per l’efficienza energetica. Una proposta estremamente deludente, dove l’impatto delle lobby della grande industria energivora e dei produttori di energia si vede chiaramente e che torna indietro perfino rispetto al pacchetto Clima ed energia 2020[1].
Il governo Letta era diviso sul tema. Se il Ministro Orlando riteneva questa una posizione decisamente troppo modesta sia per ottenere gli obiettivi di riduzione delle emissioni che per spingere alla transizione verso un nuovo modello di energia e spingeva per cambiare radicalmente l’approccio e proporre tre ambiziosi targets legalmente vincolanti, il ministro Zanonato era sulle posizioni di Confindustria, refrattaria a qualsiasi impegno; oggi il Ministro Guidi ha detto che il target della riduzione del 40% si può accettare, anche se non si devono imporre “oneri impropri” all’economia, riferendosi al target di riduzione delle emissioni.
Dice testualmente Renzi alla Camera del Consiglio europeo: “Quindi, per la prima volta competitività, energia, clima, occupazione inseriti in un quadro unitario d’insieme. Mi sembra che sia un fatto molto importante e molto significativo: i temi e gli obiettivi che ci siamo dati (quali?) rispetto a clima ed energia, con gli obiettivi precisi in materia di emissioni e rinnovabili alla scadenza del 2030, saranno un tema di discussione profondo perché sia la percentuale di rinnovabili che gli obiettivi che ci siamo dati (e due: quali?) e che noi condividiamo (?!?) vedono oggi una parte dei Paesi europei decisamente perplessi rispetto alla possibilità di raggiungere i target che ci siamo dati e che sono già stati oggetto anche di una valutazione nel corso del bilaterale (quale valutazione? Mistero?)”
Quale sarà la posizione del Governo Renzi, anche considerando il fatto che la decisione finale è prevista per ottobre, in piena Presidenza italiana? Mi sa che saremo, se va bene, a un livello appena più avanzato della Polonia, pecora nera del gruppo, che rifiuta ogni impegno, senza adeguate compensazioni economiche. Combinando le parole di Guidi e di Renzi, pare che l’Italia sarà davvero poco ambiziosa e sicuramente non avrà nessun particolare ruolo di leadership: favorevole a un massimo (e non un minimo) del 40% di riduzione di emissioni, per il resto si vedrà. Posizione molto lontana da quella sottoscritta qualche settimana fa in una dichiarazione comune tra Francia e Germania, nella quale si dice chiaramente che i due governi sono d’accordo di sostenere tre obiettivi specifici per efficienza, riduzione delle emissioni e aumento delle rinnovabili.
Vedremo se le cose andranno cosi. A venerdì, per una lettura ragionata delle conclusioni del Consiglio e delle posizioni del Governo. Che evidentemente non sapremo prima della Conferenza stampa di chiusura del vertice Bruxelles, con buona pace di trasparenza e chiarezza.
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