Perché ho scelto di candidarmi alle Primarie Verdi


Ho scelto di candidarmi alle Primarie Verdi perché voglio dare un mio personale contributo a questo esperimento di democrazia on-line. È questo lo strumento giusto per dimostrare ai cittadini che esiste un'alternativa a questa negatività che avvolge oggi l'Europa: e questa alternativa è verde.

Copia di candidata per le primarie

L'Europa non è ancora pronta per un presidente della Commissione ecologista? Siamo solo una goccia nell'oceano di attori della rivoluzione verde che verrà? Forse, ma possiamo cominciare a raccogliere consenso. Possiamo fin da adesso dimostrare che il voto per le Primarie Verdi non è solo una simpatica trovata, ma un serio impegno a creare uno spazio politico di portata Ue.

Un progetto europeo condiviso esisterà solo nel momento in cui eleveremo la democrazia al di sopra dei singoli contesti nazionali e l'Ue sarà, così, percepita dai cittadini come un'istituzione utile, integrata e legittima. Solo quando i cittadini, soprattutto i giovani, scopriranno che in Europa la possibilità di giocare una partita democratica è reale, sconfiggeremo la profezia auto-avverantesi secondo la quale i populisti ed i neo-nazisti vincerebbero le elezioni di maggio 2014.

Sta a noi diventare i portavoce di chi crede che l'Unione europea abbia bisogno di essere completamente reimpostata. Certo è che la configurazione istituzionale dell'Ue non è, al momento, in grado di tenere testa alle sfide che si trova ad affrontare. Impegniamoci, allora, in una nuova serie di riforme, ma, questa volta, facciamo in modo che siano caratterizzate dalla partecipazione dei cittadini; gli Europei non dovranno più trovarsi di fronte al fatto compiuto, alle decisioni già prese dei governi nazionali. Si deve, inoltre, cambiare questo sistema di revisione dei Trattati: eliminare il diritto di veto per i singoli Stati membri, estendere i poteri di ratifica al Parlamento europeo ed, infine, introdurre un nuovo referendum di portata europea.

Non possiamo limitarci a dire che "l'Europa è bella". Anche un'Europa democratica può andare nella direzione sbagliata, ma insieme possiamo raddrizzarla.

Gli ultimi 5 anni sono stati caratterizzati da politiche di "sola austerità", da pratiche anti-democratiche come quelle della Troika e da una crescente percezione di inutilità dell'Ue, sia da parte dei Paesi che vivono difficoltà sociali ed economiche, che da parte di chi sta meglio. È giunto ora il momento di parlare del “Green New Deal”. Il nostro è un messaggio forte e credibile, la cui "bellezza" risiede nel fatto che è una soluziona valida per l'Europa intera. Il Green New Deal risponde alla necessità di alternative alle nuove barriere che si stanno alzando tra gli Europei. Negli ultimi anni il duro lavoro che abbiamo svolto sulle proposte economiche ha aumentato notevolmente la nostra credibilità nel dibattito europeo. Con questa campagna per le primarie, faremo in modo che dei nostri successi si venga a sapere anche nei singoli contesti nazionali, dentro e fuori il mondo ecologista.

Il documento dell'UNEP del 2011 ricorda che «rendere più verdi le economie del mondo dà frutti notevoli e tangibili; gli strumenti per farlo sono a portata di tutti: governi e privati. É questo il momento di accettare la sfida». Questo messaggio non solo non è ancora chiaro a tutti, ma, chi lo aveva capito, se ne sta dimenticando. A confronto con i dati del 2009, c'è stata una regressione netta nell'accettazione generale del bisogno di un cambiamento nel nostro modello economico-sociale. Un'economia più verde ed una democrazia più sono gli impegni più importanti che i Verdi hanno preso, per ora, per i prossimi mesi e per gli anni a venire.

Nel dibattito su energia, occupazione, PAC (politica agricola comune) e re-industrializzazione la scusa della crisi è stata usata e manipolata per riportato alla luce soluzioni desuete e dannose come: i combustibili fossili, la deregolamentazione ambientale e sociale, le grandi infrastrutture. Al contempo si è risvegliata una diffusa indifferenza riguardo all'urgenza dei cambiamenti climatici. A braccetto di queste vecchie soluzioni cammina l'indebolimento delle pratiche democratiche, a favore delle élites tecnocratiche, giustificate da un imminente bisogno di efficienza e, quindi, di complicate conoscenze tecniche. Questi sono tanti passi indietro, lontani da quella società aperta e trasparente, che noi crediamo sia ancora realizzabile.

Per quanto riguarda le attività economiche, la riconversione industriale, la riqualificazione urbana, unite a maggiori investimenti nell'innovazione delle tecnologie verdi, garantirebbero ripercussioni positive sul mercato del lavoro, anche sul lungo termine. Smettiamo di sostenere un'industria vecchia ed inquinante. Cominciamo la transizione verso un'economia che, rinunciando ai combustibili fossili, sceglie l'alta efficienza energetica.

La prossima legislatura ci porterà davanti a scelte difficili su molte questioni spinose e noi dobbiamo essere in una posizione di forza sia nel Parlamento europeo che a livello nazionale se vogliamo essere in grado di far pesare la nostra influenza. Come ridefinire i numeri del Patto di stabilità e come attuarlo? Chi scegliere di salvare tra banche e cittadini? In che modo sarà speso il budget, già molto limitato, dell'UE? Come verrà trattata la tassa sulle transazioni finanziarie? Queste sono solo alcuni degli importanti appuntamenti in agenda. Noi siamo pronti a rispondere.

Il Green New Deal non è solo economia. Per esperienza sappiamo che i Verdi e le politiche ecologiste, per essere forti, chiedono dei buoni leader e delle buone organizzazioni, ma anche questo non non è abbastanza: tutte le regole del gioco devono essere rispettate. Vogliamo un'Europa dove i i media sono liberi, dove la società civile è in grado di organizzarsi, dove il razzismo e l'esclusione non siano vendute come attraenti risposte all'uscita dalla crisi. Richieste non scontate in alcuni Paesi europei, sia all'interno o all'esterno dell'UE. Senza contare che intere regioni sono ancora nelle mani della criminalità organizzata, che certo non è un bene per il fiorire di politiche verdi.

Diritti umani e civili e lotta alla corruzione sono, quindi, una parte della rivoluzione verde che vogliamo realizzare. Per il momento, nonostante alcuni importanti progressi nel Trattato, l'UE sembra non potere, o non volere, farsi controllore del rispetto della libertà e della legalità come i casi di Italia, Ungheria, Bulgaria e Romania mostrano chiaramente .

Credo che questa campagna per le primarie sia l'occasione per costruire nuove e forti alleanze. Da soli non faremo la nostra rivoluzione verde. Associazioni, sindacati, partiti e gruppi di cittadini devono sapere che la loro lotta per cambiare i propri governi ha bisogno di una controparte europea. Uniti avremo tutta la forza necessaria per uscire dall'"austerità" e per dimostrare che la "più profonda" integrazione politica è qualcosa di radicalmente diverso dalla Troika e dal suo mettere il naso liberale nei bilanci nazionali. Abbiamo bisogno di un "fronte democratico", capace di unirsi in poche proposte forti, così potremo per creare "una nuova strada per l'Europa".

In altre parole, dobbiamo orientare una parte dell'energia di tutti i movimenti della società civile e alcuni dei migliori politici per lottare assieme un'Europa migliore.

Un'Unione migliore, un Green New Deal ed un fronte democratico per l'Europa.

Questo è il mio programma per le Primarie Verdi.

Monica Frassoni

Monica Frassoni è co-Presidente del Partito Verde Europeo dall’ottobre 2009.
Laureata in scienze politiche, nel 1987 è stata eletta segretario generale della Gioventù Federalista Europea. Dal 1990 al giugno 1999 ha lavorato al Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, avendo Adelaide Aglietta e Alex Langer come punti di riferimento politico principali.
Nel 1999 è stata eletta eurodeputata nelle liste dei verdi francofoni belgi Ecolo, prima italiana eletta all’estero. Nel 2004 è stata riconfermata al Parlamento europeo per i Verdi italiani. Dal 2002 al 2009, è stata Co-presidente del gruppo dei Verdi con Daniel Cohn-Bendit.