Nessun nuovo partitino: MA GLI ECOLOGISTI OGGI NON PESANO e devono tornare a parlare con una voce sola .


In risposta all'intervista a Paolo Cento comparsa oggi su Il Manifesto. Intervengo rispetto all’intervista dell’amico Paolo Cento, pubblicato oggi sul vostro giornale. Paolo Cento ritiene che oggi non sia più il tempo di un partitino ecologista in Italia. Forse e’ vero. Ma é un fatto che le tematiche e le proposte ambientaliste non pesano abbastanza nel dibattito e nella politica italiani. Nemmeno nel centro-sinistra. E secondo me, questa sottovalutazione sistematica del potenziale positivo che la riconversione ecologica della nostra economia e società può avere sulla capacità del nostro paese di sviluppare una strategia efficace di uscita dalla crisi é estremamente negativa; é anche la ragione fondamentale dell’iniziativa che ha preso il nome provvisorio di ECOGREEN. Paolo Cento sa perfettamente che io, dalla mia posizione di co-Presidente dei Verdi europei, ho operato perché la parola Ecologia fosse una reale priorità nell’azione di SEL, dal momento stesso della sua creazione. Ma dobbiamo arrenderci all’evidenza di come questo lavoro di contaminazione sia stato poco efficace; alla fine, come molto ben testimonia la scelta di Vendola di aderire al PSE, alla maggioranza di quel partito interessi molto di più la legittima rivendicazione di un’identità di sinistra socialista che la dimensione della «sinistra plurale». Anche questo é un fatto e la proposta di «doppia adesione» al PSE e al PVE, che peraltro non esiste negli statuti europei, non riesce a nascondere questa realtà. Questo non vuole certo dire che non sia possibile collaborare, lavorare insieme, costruire contenuti politici comuni e magari ritrovarsi. Figuriamoci. SEL ha sicuramente integrato contenuti e proposte «verdi». Ma il «contenitore» di SEL ha scelto strategicamente un’altra strada. Come del resto il PD ( e le scelte del governo Letta su infrastrutture, energia, ecc e il suo atteggiamento chiuso nei confronti di molte battaglie territoriali lo stanno li a dimostrare), che non ha abbracciato la sostenibilità e la green economy come prospettiva serie di uscita dalla crisi e come punto chiave della sua proposta. Quindi? Che fare? Un altro partito verde? Non lo so. Ma quello che so é che coloro che hanno a cuore il destino «green» dell’Italia non hanno oggi né voce né rappresentanza né influenza. E quindi il primo passo é bene ritrovarci e discutere – (e sicuramente non solo fra «ex» )- a partire da questo che é un dato di fatto purtroppo incontrovertibile. Lo faremo il 28 giugno a Roma al Maxxi. Si tratta di una riunione senza intenti immediati di grandi fondazioni e rifondazioni, ma che esprime ambizioni concrete e che é aperta a tutti e tutte; anche coloro che militano in altre forze politiche, movimenti, associazioni. La «contaminazione», lo sappiamo, può essere in molti casi un’esperienza positiva. PS Giusto una precisazione che vi prego di pubblicare: io sono stata candidata di SEL ma non li ho «abbandonati» come dice Daniela Pratesi. Dopo una proposta di candidatura che si é rivelata essere non solida nonostante il risultato positivo di SEL in termini di eletti, non ho più avuto contatti con esponenti di SEL, se non sollecitati da me, su temi concreti e con risposte abbastanza vaghe. Questo fatto, che riporto senza alcun intento polemico, rende ancora più chiaro il ragionamento sopra esposto, ma non toglie naturalmente la mia stima e amicizia per molti appartenenti a SEL.