NELLA GIORNATA DELL'AMBIENTE I FOSSILI AL G7 VANNO FORTE


envidayIl 5 giugno é stata la giornata mondiale dell’Ambiente ; e si é anche tenuta a Bruxelles la riunione dei capi di Stato del G7, che ha discusso di Ucraina e delle conseguenze della crisi sulla sicurezza energetica del vecchio continente, limitandosi pero’ a qualche affermazione generica e non lasciandosi per nulla influenzare dalla coincidenza della data. Infatti, si continua a non volere davvero trarre le conseguenze più evidenti di quello che si dovrebbe fare per ridurre davvero la dipendenza energetica dell'UE, e parlano di nuove infrastrutture, di aumentare l'offerta di energia e di diversificare le fonti, come se la gravità crescente dei cambiamenti climatici e l’impatto della nostra dipendenza energetica non suggerissero la strada da seguire: consumare meno energia e liberarsi progressivamente dalla dipendenza dei combistibili fossili. Nel 2012, l'UE ha speso 421mld di euro per acquistare dall'estero il 53% della propria energia. L'analisi della stessa Commissione Ue dimostra che il maggiore impiego di energie rinnovabili e politiche ambiziose di risparmio energetico permetterebbero di ridurre significativamente le importazioni di energia, aumentare la competitività delle ns imprese e offrire nuove occasioni di lavoro. Al momento invece si vogliono proporre  soluzioni in apparenza "facili", ma in realtà costose, non sostenibili, e soprattutto basate su carburanti fossili, dal gas di scisto,  al CCS, a nuovi rigassificatori per importare il gas americano, addirittura alle trivellazioni di petrolio. Ma si dimentica che queste scelte non sono gratis. Quanto costerebbe organizzare l'estrazione del petrolio italiano nel Mediterraneo, in termini di costi ambientali e anche di puro costo-beneficio, visto che si parla di riserve per meno di tre anni? O costruire nuove infrastrutture per importare gas? Sicuramente ben di più, in termini di investimenti necessari, di costi ambientali e di emissioni che proseguire sulla strada degli investimenti in energie rinnovabili, che già ci fanno risparmiare 30 miliardi di importazioni all’anno ; o di un grande piano di coibentazione delle case e degli edifici pubblici, responsabili del 40% delle emissioni; o un piano di illuminazione a led generalizzata, che ridurrebbe fra il 60 e l'80% la bolletta per l'illuminazione delle città. Tutte azioni che, se orientate a realizzare l'obiettivo di aumentare l'efficienza energetica del 20% entro il 2020 potrebbe ridurre del 40% le nostre importazioni. envidayQuindi il punto é che dobbiamo cominciare a discutere delle scelte energetiche in modo trasparente e andando oltre gli slogan (tipo l’Italia come hub del gas) e mettendo insieme i costi e benefici reali e rifiutando l’idea che tutte le tecnologie e le fonti energetiche sono ugualmente utili e necessarie. Non é cosi. Alcune inquinano, sono scarse, costose e sono prodotte all’estero. Altre sono pulite, hanno bisogno di ricerca e investimenti, ma rappresentano un futuro che fa pace con il clima e prospettano nuove attività economiche e nuova occupazione. E’ chiaro no ? Per battere i cambiamenti climatici, assicurare alle nostre città e imprese di diventare davvero « sostenibili » e competitive, e per non dipendere da Putin per il nostro approvigionamento energetico, dobbiamo scegliere ora di iniziare una transizione che ci porterà progressivamente fuori dalla dipendenza dai fossili. Perché questo é il punto che sembra oggi rimesso in questione, con l’improvvisa « cotta » per il gas di scisto o le trivelle di petrolio nel Mediterraneo. In Italia, comunque, questo dibattito non c’é. A poche settimane dall’inizio della Presidenza europea, ad esempio, non sappiamo ancora quale sarà la posizione del governo italiano sul pacchetto Clima ed energia 2030, che dovrà definire il futuro della politica energetica europea e la ns posizione negoziale sul clima a Parigi nel 2015. E questo é importante, dato che sarà in Presidenza italiana che a ottobre si dovrà decidere se limitarsi a riduzioni di facciata delle emissioni o ripartire con target vincolanti su efficienza energetica e rinnovalbili. Su questo, non siamo peraltro per nulla rassicurati. Anzi, é veramente preoccupante che proprio ieri il ViceMinistro De Vincenti abbia annunciato alla Camera dei Deputati che la posizione italiana sarebbe a favore di un unico target, schierandosi con il fronte più arretrato del Consiglio e comunque in assenza si alcun dibattito pubblico su scelte cosi importanti. Se il Presidente del Consiglio non invertirà rapidamente rotta, si troverà presto in compagnia di Polonia, Regno Unito e Ungheria, contro Germania, Francia, Belgio, Danimarca : e se sarà cosi, addio cambio di passo in Europa !!!