1. Green Italia è un’associazione nata otto anni fa per contribuire a dare rappresentanza all’ecologia politica, convinta che, come dimostra l’esperienza in molti paesi europei, senza una presenza consistente nelle istituzioni a tutti i livelli, la trasformazione ecologica non si sarebbe avviata nei modi e nei tempi adeguati a permettere all’Italia di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e di una economia in declino. Oggi questa rappresentanza rimane ancora largamente insufficiente, anche se nel frattempo una larga maggioranza di italiani e italiane ha preso coscienza dell’importanza di agire, numerosi attori economici hanno compreso il valore della green economy e della transizione ecologica, e anche in Italia c’è stata una larga adesione al movimento globale lanciato da Greta Thunberg, fatto che ha avuto un impatto sulla visibilità di questi temi sui media e nella politica.
2. La pandemia ha colpito l’Italia in una situazione che era già di grave difficoltà economica, politica e sociale; ha cambiato radicalmente i nostri piani di vita, privati e sociali, rendendo evidenti a tutti i limiti strutturali di uno “sviluppo predatorio” che ha scaricato sulle persone e sull’ambiente gli effetti di un modello di globalizzazione sbagliato e di un’azione di governo inefficiente e senza visione. Ha reso ancora più evidente la necessità di rispondere alla quadrupla crisi, sanitaria, ecologica, sociale ed economica, legando la lotta ai cambiamenti climatici a investimenti e regole in grado di realizzare concretamente politiche industriali, agricole e urbane sostenibili, di migliorare la cura e l’assistenza delle persone, di “costruire” infrastrutture sociali efficienti, di contrastare le diseguaglianze e le disparità di genere, di rendere cultura ed educazione, democrazia sostanziale e stato di diritto centrali nella visione dell’Italia capace di futuro.
3. La pandemia ha anche rilanciato le prospettive e il ruolo della UE. L’UE, pur nelle sue divisioni e lentezze, con Next Generation EU non solo ha messo in campo risorse a favore di politiche espansive impensabili fino a pochi mesi fa, ma soprattutto le ha condizionate all’obiettivo “emissioni zero nel 2050”: il grande piano del Green Deal rappresenta, pur se con numeri e provvedimenti ancora non sufficienti e pienamente decisi, una vera e propria strategia di crescita sostenibile e una scelta comune ormai non più reversibile. L’obbligo di attribuire il 37% delle risorse alla transizione verde, l’attenzione trasversale e crescente alla coesione sociale, all’inclusione e al contrasto alle disuguaglianze segna un campo d’azione in cui gli ecologisti devono darsi gli strumenti per avere maggiore influenza e presenza nei luoghi di decisione. È evidente infatti che mentre rivoluzione verde, lotta alla crisi climatica, mobilità sostenibile, innovazione digitale e tecnologica, coesione sociale divengono i capisaldi della politica che l’UE detta anche al nostro paese, il dibattito politico intorno all’uso di queste risorse evidenzia che dietro una improvvisa conversione generale al “verde”, persistono, in Italia e in Europa, rischi di green-washing, equivoci, errori se non di un vero e proprio “scippo”.
4. Se, con il governo Draghi, registriamo con soddisfazione la creazione del nuovo ministero della Transizione Ecologica, diventa fondamentale per tutti gli ecologisti evitare che nella confusione tra il nome e la cosa si organizzi una “transizione” che non sia poi in grado di avviare rapidamente una vera “trasformazione”. La transizione ecologica non significa solo sostituire tecnologie desuete e nocive con altre un po’ meno nocive, né abbracciare tecnologie di incerta e lontana realizzazione, come la fusione nucleare o la cattura di carbonio, che distoglierebbero importanti risorse e manterrebbero molto più a lungo del necessario la nostra dipendenza da combustibili fossili e da industrie poco innovative. Transizione ecologica vuol dire porsi l’obiettivo di orientare adesso le politiche industriali, sociali e ambientali verso la neutralità climatica tra meno di 30 anni, lasciando da parte tutti quei progetti ed investimenti che non sono coerenti con questo obbiettivo immediato e prendendo tutte le misure di accompagnamento che saranno necessarie, senza dimenticare la necessaria azione di risanamento di un ambiente fortemente inquinato e reso fragile da uno sviluppo distorto. La “trasformazione” che noi crediamo necessaria va oltre la dimensione economica e di difesa dell’ambiente: essa integra molte delle rivendicazioni di una ampia parte della società civile, dalle nuove forme di democrazia partecipativa alla lotta contro povertà e razzismo, alla riflessione sulle nuove forme del lavoro e la protezione dei diritti sociali, alla rivendicazione di una presenza sulla scena internazionale dell’Italia e della UE basata su disarmo e interdipendenza, sulla difesa dei diritti umani e sulla lotta ai cambiamenti climatici non solo per convinzione etica ma anche e soprattutto come reale strumento di “soft-power” in un mondo sempre più insicuro. Perché è proprio nell’interdipendenza, pacifica e rispettosa delle diverse culture, che sta il contributo di civiltà e di progresso che l’Europa può oggi fornire disegnando politiche di accoglienza e integrazione, efficaci e solidali, che hanno bisogno di un ribaltamento completo delle politiche migratorie, fin qui sostenute, ispirate solo alla difesa dei confini della fortezza Europa, e che negli ultimi anni hanno visto l’entrata in campo dei meccanismi “raccapriccianti” delle esternalizzazioni, come avvenuto nella penisola balcanica ed in Libia, che hanno calpestato, senza scrupoli, gli stessi diritti umani di cui una volta l’Europa era portabandiera e che oggi, nella formulazione fin qui espressa dal Patto Europeo sull’immigrazione, rischia di trovare la sua definitiva istituzionalizzazione.
5. Il compito di Green Italia è quello di favorire l’aggregazione, il consenso, l’azione intorno a questi obiettivi attraverso tre strade che intendiamo percorrere insieme nel corso dei prossimi mesi.
6. La prima è creare occasioni di dibattito pubblico e incontro – nei limiti consentiti da una pandemia ancora in corso ma anche utilizzando al meglio nuovi strumenti e metodi di interazione, a livello nazionale e territoriale sul PNRR e la sua attuazione, dando visibilità alle nostre proposte e a quelle di coloro che lavorano nella stessa direzione nella politica e nella società. L’obiettivo è quello di contribuire a fare in modo che le scelte operate rispettino gli obiettivi del Green Deal e a raddrizzarne le incoerenze ed errori, anche dando maggiore visibilità alle tante iniziative della società civile, imprenditoriali, del mondo della cultura, nel mondo giovanile e nell’associazionismo femminista che già si muovono in Italia.
7. La seconda strada è di lavorare al rafforzamento della rappresentanza politica degli ecologisti, collaborando con i membri della componente Facciamo Eco – Federazione dei Verdi, che hanno in Rossella Muroni e Lorenzo Fioramonti due esponenti importanti di Green Italia, favorendo una interlocuzione ampia e la nascita di gruppi locali sui territori, al fine di contribuire a creare le condizioni di una presenza ecologista alle prossime elezioni amministrative e in prospettiva alle prossime elezioni politiche ed europee: una rappresentanza capace di unire tutti gli ecologisti e di tenere insieme la bandiera dell’innovazione e della giustizia sociale e ambientale in stretto contatto con i Verdi europei;
8. Infine NGEU ci pone davanti un terzo piano di lavoro, perché, se è vero che rappresenta una opportunità di cambiamento, è anche vero che esso richiede una grande innovazione, trasparenza nei processi decisionali e gestionali, consapevolezza e coinvolgimento delle persone. Per questo diventa indispensabile che la società civile si organizzi per pretendere e poi assumere un ruolo di monitoraggio, verifica e controllo, perché le opere e gli interventi previsti e che arriveranno sul territorio rispondano davvero agli ambiziosi obiettivi che sono stati definiti. Rivendicazione essenziale di Green Italia sarà perciò l’organizzazione immediata da parte del governo di tavoli reali di consultazione e informazione, aperti alle competenze della società civile organizzata, per mettere a disposizione le informazioni indispensabili a capire in che cosa consiste il PNRR italiano e come si pensa di metterlo in atto.
9. Lungo gli assi sopra indicati, ci impegniamo a costruire una agenda di iniziative per i prossimi mesi a livello nazionale e territoriale, con l’obiettivo di contribuire a unire e a rafforzare la rappresentanza politica ecologista, curando l’interlocuzione con tutte quelle forze sociali e politiche, inclusi i verdi italiani, che possono diventare o sono alleate nella lotta per la trasformazione ecologica e sociale dell’Italia e dell’Europa, in uno stretta e proficua collaborazione con i Verdi Europei.
10. In questo contesto, Green Italia si sente parte e intende contribuire a rafforzare il movimento ricco e variegato di reti, gruppi locali, associazionismo civico, diffuso in tutto il Paese, che rappresenta una nuova effervescenza sociale e politica e che condivide la prospettiva di un “rinascimento green”. Un movimento che non riesce ancora a fare sistema e a produrre sufficiente massa critica, ma che presenta grandi potenzialità. La nostra ambizione è di contribuire, insieme ai tanti già oggi disponibili, a far crescere e maturare questa effervescenza. Per farlo abbiamo bisogno di lavorare per un salto di qualità di un’organizzazione più presente e attiva a livello locale, dove più facilmente si esprimono energie innovatrici, in una dialettica generativa con il livello nazionale.