L’ACCORDO SUL CLIMA DI PARIGI ENTRA IN VIGORE: È ORA DI INIZIARE A RIDURRE LE EMISSIONI RILANCIANDO OCCUPAZIONE E ATTIVITÀ ECONOMICA


23596265082_bfecd951f6_bIl 4 Novembre 2016 l’Accordo di Parigi entrerà in vigore, proprio alla vigilia del summit COP22 a Marrakech. Riparte così la sfida per la condivisione delle responsabilità sul clima. Molto tempo è stato sprecato, durante il quale il cambiamento climatico non ha fermato la propria corsa, minacciando le fondamenta stesse della nostra società. L’UE dovrà decidere se tornare a essere protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici anche in termini di opportunità economica, oppure se continuare a mettere i bastoni fra le ruote al necessario cambiamento di modello energetico ed economico, galleggiando a metà fra una scelta chiara per uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili e quella di mantenere vecchi modi di produzione. Al momento infatti l’UE non sa quale direzione prendere: la Commissione ha deciso di rispondere alle accuse di nazionalisti e populisti (i quali non si sono mai interessati ad alcuna questione climatica o ambientale) abdicando al proprio ruolo di promotore e stimolo di cambiamento per timore di venire accusata di intromettersi troppo nella vita dei cittadini. Sembra rinunciare a misure ambiziose e davvero efficaci nel ridurre le emissioni, in materia di rinnovabili ed efficienza: è indicativo il fatto che Juncker abbia imposto di ritirare dal pacchetto legislativo di revisione di ecodesign le misure applicabili a elettrodomestici usati ogni giorno, le quali da sole hanno costituito la metà del contributo di riduzione di consumo energetico negli ultimi anni. Questa grave mancanza di ambizione si riflette anche in Italia, la quale a livello europeo mantiene ancora un profilo bassissimo, quando non chiaramente ostile: è stata l'Italia, insieme alla Polonia, ad aver ritardato la decisione sulla ratifica dell'accordo di Parigi della UE. Si rinuncia in questo modo al grande potenziale che può rappresentare una decisa svolta verde, anche dal punto di vista lavorativo e occupazionale. L’UE si è posta obiettivi molto modesti e non si sta impegnando particolarmente a raggiungere nemmeno quelli. Per gli ambientalisti questa battaglia è essenziale per il futuro dell’Europa. È per questo motivo che lavoreremo senza esitazioni a costruire alleanze solide tra la società civile, le imprese, il mondo accademico e le autorità regolatrici, così da riportare l’UE all’avanguardia nelle azioni urgenti per  avviare una profonda trasformazione economica verde, capace di affrontare con efficacia sia le cause che le conseguenze dei cambiamenti climatici. Bruxelles, 3 Novembre 2016