La risposta alla crisi dell'industria italiana è verde


Uscire dalla crisi economica e battere la disoccupazione è possibile attraverso una riconversione in chiave ecologica dell’economia, che punti a combinare equità sociale e qualità della vita a una minore pressione sulle risorse naturali. Il modello di business fondato sull’eco-sostenibilità è già una realtà in Italia e in Europa, tocca numerosi settori, dall’energia, all’agricoltura, ai trasporti, all’edilizia, alla gestione delle aree naturali, al turismo sostenibile, alla cultura e l’arte, alla gastronomia, ai servizi urbani (come rifiuti, assistenza sociale, urbanistica, acqua). E comprende anche lo sforzo per riconvertire l’industria manifatturiera matura o energivora, dall’auto alle acciaierie all’industria chimica. In Europa, circa tre milioni e mezzo di persone sono oggi occupate in “lavori verdi”[1] contro i due milioni e ottocentomila occupati nelle industrie tradizionali: mineraria, dell’elettricità, del gas, del cemento, dell’acciaio e del ferro; molti di questi settori (in particolare quello energetico) sono stati tra i meno toccati dalla crisi.[2]» In Italia, le imprese che investono in prodotti e tecnologie “green” hanno assunto e sono sui mercati esteri in una proporzione maggiore rispetto alle imprese che non lo fanno (37% contro 22%. Green Italy). I governi di Berlusconi e Monti hanno fortemente sottovalutato e perfino penalizzato il potenziale di una nuova economia “green”, in particolare incentivando per 9,1 miliardi in sussidi diretti[3] e indiretti nel 2011 alle fonti fossili e a industrie e attività energivore, sostenendo infrastrutture inutili, autotrasporto e trivellazioni petrolifere. Allo stesso tempo hanno messo in grave difficoltà il settore delle rinnovabili e hanno trascurato il potenziale dell’efficienza energetica. Noi ci candidiamo al governo perché la svolta verde non cade dal cielo: ha bisogno di precise scelte legislative e spesa pubblica. Insomma, puntare sulle politiche industriali verdi può portare a ridurre il costo dell’energia, a rimettere in linea l’Italia con gli obiettivi climatici, a rilanciare trasformandoli vecchi settori di attività economica, a trovarne di nuovi ad alto contenuto di lavoro e innovazione: in una parola a ridare un nuovo slancio al Made in Italy.


[1] Sono definiti come «Green Jobs» quelle professioni nell’ambito industriale, agricolo, dei trasporti, amministrativo, ecc. Che contribuiscono alla valorizzazione salvaguardia e ripristino della qualità ambientale (UNEP, the Green New Deal, 2008).
[2] Si tratta anche di settori “intensivi” in forza lavoro: il caso più evidente è sicuramente la Germania: dal 2004 ad oggi, i lavoratori occupati nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sono raddoppiati, arrivando a 370.000 nel 2010 (340.000 nel 2009, dati del Ministero dell’ambiente tedesco). Nello stesso paese, l’uscita dal nucleare mette in pericolo 38.000 posti di lavoro.
[3] Legambiente, Dossier «Stop sussidi fonti fossili».