Ieri, un gruppo di militanti diretti al pre-vertice organizzato dai movimenti francesi e italiani contrari al Tunnel in Valsusa sono stati discretamente fermati e controllati dalla polizia francese. Oggi, un bus di persone che volevano partecipare al pre-summit sono state fermate alla frontiera, lasciate per ore ad aspettare e poi spedite indietro perché due o tre di loro (tra i quali l’autista) sono state identificate (non si sa come) come partecipanti a manifestazioni NOTAV. Questo è stato considerato come un elemento sufficiente per non passare la frontiera. I consiglieri regionali dei Verdi e i deputati francesi verdi della Regione sono mobilitati su questo e i Verdi al PE preparano un’interrogazione urgente sulla legalità di questo procedimento.
La libera circolazione è regolata a livello europeo e gli stati membri possono chiudere le frontiere temporaneamente o fare controlli addizionali, ma questo non è il problema. L’idea di una repressione “anticipata” per evitare black-blocs o scontri violenti sta rapidamente allargandosi a fermare qualsiasi tipo di opposizione, non importa se portata da un gruppo di simpatici attivisti magari un po’ attempati come è stato il caso oggi alla frontiera con la Francia o, appunto, ragazzi con il passamontagna. Questo naturalmente permetterà di dire che la manifestazione di lunedì sarà poco partecipata o sarà fortemente circoscritta e lascerà tutto il protagonismo ai due capi di stato e ai loro codazzi di entusiasti supporters, a partire dal presidente della regione Rhone-Alpes e Piemonte. In questi mesi, anche in Francia stiamo assistendo alla stessa deriva propagandistica e totalmente irrazionale che abbiamo visto in Italia, e cioè la trasformazione della questione del tunnel in Valsusa dalla discussione sulla priorità di un’infrastruttura alpina che può essere messa in discussione e riadattata ai reali bisogni e condizioni politiche, finanziarie e ambientali attuali in una specie di mito di progresso contro qualche banda di violenti o antiquati ecologisti. Questo fa il paio con la disputa che dopo la vittoria di Hollande e l’ingresso al governo dei Verdi sta diventando sempre più problematica per la coabitazione di socialisti e Verdi e cioè l’aeroporto di Nantes, che rappresenta ormai da anni un punto di dura discussione e mobilitazione tra i pro (tra i quali l’ex sindaco e attuale primo Ministro Ayrauld) e i contrari (ambientalisti, attivisti locali eccetera). L’indisponibilità da parte dei socialisti di lasciare spazio alla ridiscussione di entrambe le opere è molto preoccupante ed è segno di un inutile testardaggine: dal punto di vista dell’ordine pubblico e dal punto di vista politico non pare esserci una grande differenza fra l’era Sarkozy e l’era Hollande, esattamente come Monti si è posto in perfetta continuità con Berlusconi. E questo è tanto più contraddittorio, quanto il governo francese ha avviato una ridiscussione di tutto il piano d’infrastrutture voluto da Sarkozy (una specie di Legge Obiettivo alla francese, Schema National d’Infrastructures de Transport) che comprendeva una lunga lista di opere per circa 245 miliardi di euro di investimento. Il messaggio del governo Hollande è semplice: tutte le linee devono essere riviste perché il piano non è sostenibile nel breve e lungo periodo, tranne alcune che fanno parte di una sorta di lista a parte; questo riesame deve basarsi sulla chiara priorità di rimettere in sesto rapidamente le infrastrutture attuali e di vedere nel dettaglio cosa serve davvero. La battaglia in Francia è dunque quella di escludere la Lione-Torino dalla lista delle opere da riconsiderare, in quanto parte di un accordo internazionale…. E’ come un gatto che si morde la coda: in Francia si dice che il tunnel è già deciso da Italia ed Europa e quindi non si può ridiscutere; l’Italia dice che è già deciso da Francia e l’UE; ma l’UE sta nel pieno di una difficilissima discussione sul suo bilancio e di un procedimento legislativo per decidere i criteri di finanziamento e di scelta delle opere e quindi tutto è aperto: nel senso che non è assolutamente sicuro che davvero la UE finanzierà il tunnel per il 40% dei 10/12 miliardi di spesa previsti ed è invece sicuro che se domani Italia e Francia presentassero una proposta alternativa al tunnel per rafforzare quella linea, questo sarebbe perfettamente accettabile e possibile. Insomma, siamo nel pieno di una battaglia di vera e propria propaganda e in una situazione assurda, per la quale rischiamo di decidere di continuare a spendere milioni di euro (già oggi sono stati spesi più di un miliardo di euro tra studi e progetti, senza contare le centinaia di migliaia di euro per “garantire la sicurezza”) su un progetto che non si vuole mettere in discussione, nonostante sia stato pensato quasi 30 anni fa, le priorità siano completamente cambiate e le proiezioni di traffico siano pesantemente sovrastimate.[1] I promotori sanno benissimo che se la discussione si riaprisse davvero, quest’opera non potrebbe essere considerata prioritaria. Come ha detto la Corte dei Conti francese, non c’è nessuna ragione per la quale non si può pensare di spingere su un investimento sulla linea attuale invece che sul tunnel, soprattutto perché sia da una parte che dall’altra la cosa totalmente assurda è che i progetti dei nodi intorno a Torino e Lione, le vere priorità, sono totalmente abbandonati a favore di una supposta urgenza del tunnel. E si continua a nascondere il fatto che una linea “Lione-Torino” esiste già! Sono stati fatti lavori importanti di riammodernamento del tunnel esistente e oggi potrebbe portare fino a 20 milioni di tonnellate: nel 2011 ne sono transitate solo 3,4 milioni….Quindi lo spazio per migliorare il transito su quella linea c’è ed è ampia, senza continuare a spendere milioni e milioni di euro in studi, progetti, finti “lavori” come ha recentemente deciso il governo Monti allocando 790 milioni di euro in tre anni per quest’opera. L’opposizione deve assolutamente essere in grado di esprimere le proprie posizioni. In Italia e Francia. Se ci sono derive violente devono naturalmente essere fermate: ma la sistematica delegittimazione del movimento, il metodo della repressione “preventiva” su chi sta semplicemente manifestando, il rifiuto di ascolto di argomenti di buon senso non aiuterà gran che gli sponsors del tunnel sul lungo periodo, ma ci farà spendere un sacco di soldi pubblici che potrebbero andare su altre priorità in questo periodo di crisi e contribuirà all’erosione del nostro sistema di stato di diritto. E deve emergere chiaramente il fatto che tutto può essere ridiscusso e c’è ancora la possibilità di trovare alternative sostenibili per togliere camion dai valichi alpini e sviluppare un sistema di trasporto ferroviario funzionante tra Lione e Torino.