IL MEDITERRANEO NON DEVE ESSERE UN CIMITERO


Papa Francesco a LampedusaIl 18 aprile scorso, in tarda notte, più di 800 persone sono morte ai confini marini dell’Europa, marcando la più grave sciagura del Mar Mediterraneo dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma la tragedia delle morti in mare è andata avanti per più di due decenni, ed è costata la vita a non meno di 30.000 persone. Questa situazione non cambierà se l’UE non cambia direzione. I continui conflitti, l’aumentare delle disuguaglianze e l’esacerbarsi dei cambiamenti climatici che colpiscono le regioni confinanti dell’Africa e dell’Asia, spesso aggravati dagli interessi Occidentali, creeranno probabilmente un flusso di spostamenti di massa ancora più consistente. Nel corso degli anni, l'UE ed i suoi Stati Membri, hanno costantemente reso più difficile per i migranti entrare nel loro territorio ed hanno sigillato sempre di più i confini esterni contro l'immigrazione irregolare - ciò senza fornire alcuna possibilità di accesso legale. Tale politica ha contribuito a nutrire un traffico di esseri umani pericoloso e criminale (dal valore di almeno 20 miliardi di euro l'anno) portando all'arrivo di ancora più carrette del mare. Ci si è concentrati in maniera sproporzionata sulla repressione, la protezione delle frontiere e l'uso cinico di effetti deterrenti per tali tragedie, portando dunque via risorse preziose per l'integrazione e le politiche sociali. L'approccio della "Fortezza Europa" oggi appare particolarmente inefficace e crudele, quando centinaia di migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie case dalla violenza e la guerra. Le pratiche nazionali che violano le normative europee e il diritto internazionale, che spesso include i richiedenti asilo, come nel caso delle deportazioni fatte sul posto alla barriera di Melilla, devono finire. I risultati deludenti del 23esimo Consiglio europeo straordinario tenutosi lo scorso Aprile dimostrano che la priorità degli Stati Membri dell'UE resta quella di tenere fuori il numero maggiore di persone possibile ad eccezione di quelle considerate utili e di non rispondere al crescere delle sofferenze e delle perdite di vite umane. Ciò non tiene in debito conto la legittima necessità delle persone di trovare un posto sicuro in cui vivere. Bisogna invece che l'UE crei vie legali per i migranti che cercano di entrare nell'UE per vivere e lavorare: ci opponiamo quindi con forza alla militarizzazione dell'approccio europeo verso i rifugiati. Peraltro le proposte presentate dalla Commissione europea il 13 Maggio hanno finalmente mostrato una certa volontà di ricorrere al suo diritto di iniziativa e risolvere alcune questioni controverse come la redistribuzione e il dislocamento dei richiedenti asilo. Resta comunque carente in termini di numeri e non dà alcuna indicazione per una politica di migrazione legale. Si concentra ancora troppo sul controllo delle frontiere, come dimostrato dalla proposta della Commissione di estendere il mandato di Frontex di respingimento dei migranti. Invece di Frontex, abbiamo bisogno di uno sforzo europeo mirato a salvare persone, supportato da tutti gli Stati Membri e un regime alle frontiere totalmente differente, basato sui diritti umani. I Verdi Europei: · Esprimono profondo dolore e solidarietà per le vittime e le loro famiglie. · Considerano che sia arrivato il momento che l'UE assuma le proprie responsabilità e agisca allo scopo di mettere fine alle morti in mare e aumentare considerevolmente il proprio ruolo nell'aiutare rifugiati e migranti. L'UE deve trovare le risorse necessarie allo sviluppo di un piano di azione comune coerente con i valori di solidarietà e rispetto dei diritti umani. Tale piano d'azione dovrebbe basarsi su cinque assi principali: 1. UN MARE NOSTRUM EUROPEO: La creazione immediata di un'operazione di ricerca e salvataggio europeo che, come Mare Nostrum, operi anche in acque internazionali e sia fornito di un budget appropriato allo scopo di fermare le morti in mare. Tale operazione deve anche includere strumenti effettivi di contrasto al traffico di esseri umani. La decisione del Consiglio dell'UE di triplicare il budget di Triton non è abbastanza, in quanto non avrà effetti sulla diminuzione delle vittime a meno che le sue risorse, il suo scopo e il suo piano operativo non siano cambiati. 2. PIENO UTILIZZO DEGLI STRUMENTI LEGALI ESISTENTI PER ASSICURARE ACCESSO LEGALE E SICURO. Questi includono: Il rapido completamento dei negoziati sul codice dei Visti, attualmente bloccato al Consiglio; l'assegnazione di Visti Umnanitari; la possibilità di richiedere Visti nel paese di origine; l'applicazione della direttiva 2001 sulla protezione temporanea, in particolare per far fronte alla crisi in Siria; l'abolizione immediata dei requisiti del Visto per i rifugiati siriani; miglior finanziamento e attuazione più semplice di misure quali la riunificazione familiare, programmi di sponsorizzazione privati, schemi di immigrazione per studio e lavoro. I Verdi europei si oppongono alla proposta di creare centri di asilo europei in Paesi terzi a causa di una mancanza di garanzie del rispetto dei diritti degli aspiranti rifugiati. 3. UN PROGRAMMA DI INSEDIAMENTO E RIALLOCAZIONE PIÚ AMBIZIOSO. Il 23 Aprile 2015, il Consiglio UE ha stabilito di reinsediare 5.000 rifugiati. Il 13 maggio, la Commissione ha proposto di applicare l'art 78 (3) del Trattato, una proposta di schema di distribuzione temporanea dei rifugiati già presenti sul territorio dell'UE (riallocazione), e di reinsediare 20.000 persone dislocate. Pur essendo questo un miglioramento rispetto al passato, resta una misura totalmente inadeguata, considerando che l'UNHCR aveva chiesto almeno 130.000 reinsediamenti. Bisogna urgentemente portare avanti un programma consistente di condivisione delle responsabilità riallocando i rifugiati dall'Italia, la Grecia o Malta verso altri Stati Membri. È anche necessario mettere in campo alternative all'attuale sistema di regolamentazione di Dublino al fine di rendere il sistema più giusto sia per i richiedenti asilo che per gli Stati Membri. Questo comprende il portare avanti proposte che permettano un mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo positive ed il trasferimento dello status di protezione internazionale all'interno dell'UE. 4. CAMBIARE IL FOCUS DELLE POLITICHE DI COMMERCIO E SVILUPPO E SMETTERE DI FINANZIARE REGIMI AUTORITARI. Il nesso tra commercio, agricoltura, pesca e politiche di investimento da un lato e sviluppo e migrazione dall'altro, dovrebbe essere riconosciuto ed essere messo al centro dell'agenda politica. Una delle politiche a medio lungo termine dll'UE dovrebbe essere l'eradicazione di tutti i fattori che generano la fuga delle popolazioni dai loro Paesi: politiche di commercio e sviluppo inique, supporto di regimi non democratici, commercio di armi, cambiamenti climatici ed altro ancora. Anziché tagliare gli aiuti allo sviluppo, c'è un urgente bisogno di aumentarli. Le politiche europee devono mirare a condizioni di vita sostenibili anche per i giovani qualificati dei Paesi africani. 5. RIFIUTO DELLE POLITICHE DI MIGRAZIONE E MILITARIZZAZIONE. Rifiuto della politica proposta dall'Alto Rappresentante Mogherini e supportata dal Consiglio europeo di intraprendere un'operazione militare sotto l'egida della Politica Comune di Sicurezza e Difesa contro i trafficanti nel Mediterraneo incluse le acque e persino il territorio libico. Consideriamo questa una pericolosa avventura militare mentre ciò di cui necessitiamo è una missione di salvataggio e ricerca. Inoltre, questa politica manda un segnale disastroso ad altre aree del mondo; un esempio per tutti sia il tragico incidente nei pressi delle coste del Sud Est asiatico.