Il Lago di Garda tesoro in dissoluzione


Il Lago di Garda è uno di quei tesori che lentamente e inesorabilmente perde ogni giorno, ogni mese uno dei suoi gioielli. E' un lento stillicidio: ogni volta che vengo trovo un muro, un gruppo di brutte case, un capannone in più, una collina vergine, un gruppo di ulivi, una vigna di meno. La cosa che considero più deludente è che ormai tutto si può dire del Lago tranne che si tratti di una zona depressa, povera, svantaggiata. In altri luoghi prosperi ( e meno prosperi) d'Italia e d'Europa si è ormai perfettamente capito che il valore turistico ed economico di un luogo, almeno in Italia, passa per l'attenta e direi affettuosa salvaguardia della sue bellezze naturali e del suo patrimonio culturale. In Lombardia e sul Garda invece, sembra che questa logica invero cosi  semplice e cosi comprovata, non riesca ad essere assimilata, non solo da parte degli amministratori, ma soprattutto di una parte importante dei suoi stessi abitanti (che poi li votano). E' come se la memoria collettiva di tempi difficili (che stanno per molti tornando) imponesse di "usare" freneticamente tutto lo sfruttabile per trarne un profitto rapido anche se sicuramente non sostenibile. Mi colpisce l'indifferenza alla bruttezza, l'apparente assenza di amore per quei paesaggi cosi dolci e fragili, la docilità dei gardesani rispetto agli speculatori, ai cavatori, ai costruttori.

Pensavo a questo quando, qualche giorno fa ero in un aeroporto spagnolo, sulla costa martoriata vicino ad Alicante. Sole splendente e cielo azzurro, ma una turista belga diceva a un'amica: "certo, c'è un bel clima, ma con tutte quelle orribili costruzioni ovunque è meglio cercare altrove mare e tepore". Ecco, questo è quello che si intravede per il Lago in un futuro non troppo lontano.

Agire per salvare il Lago di Garda diventa dunque sempre più urgente, non solo per il suo ambiente cosi unico, ma anche  per mantenere le attività turistiche, vinicole e agricole. Non bastano più le denunce, né i tanti comitati spontanei su questo o quel tema specifico. E’ necessario creare una reale « forza d’urto » culturale, politica, di « movimento » coesa e combattiva, in grado di uscire dall’osservazione un po’ depressa di un’evoluzione che pare inarrestabile o dal faticoso lavoro locale per salvare questo o quel pezzo di territorio; occorre organizzarsi e  vincere la battaglia del consenso perché solo cosi, se riusciremo a convincere prima di tutto chi sul lago ci abita e ci lavora riusciremo a salvare il Lago di Garda e il suo territorio.