Il futuro della Unione europea, MAKE IT OR BREAK IT !!


Seminario interno del Partito Verde Finlandese organizzato dalla Fondazione Verde Europea Helsinki, 23 novembre 2012 Eccomi qui, nel cuore dell’Europa del Nord, quella « cattivissima » e « virtuosissima » che ci considera tutti degli spreconi e sta oggi lottando a Bruxelles per ridurre il suo contributo al Bilancio comunitario. I Verdi finlandesi sono al governo insieme ad altri 5 partiti, per evitare l’entrata al governo del partito dei « True Finns » che, come sicuramente ricorderete hanno avuto una « fracassante » vittoria elettorale qualche mese fa. I Verdi hanno organizzato qui, nel loro lindo e molto moderno parlamento, un seminario per i membri del loro Consiglio politico, con alcuni esponenti del mondo accademico, con me, come presidente del Partito Verde europeo e italiana, e Juan Lopez De Uralde, il Presidente del nuovo Partito verde spagnolo. Ci sono una sessantina di persone, tra cui alcuni deputati, una dei due ministri, membri dei gabinetti ministeriali e quadri del partito. Domenica il partito discuterà sulla politica europea in vista delle importanti decisioni in ballo alla UE (bilancio, politica agricola, crisi euroona, debito greco), anche sulla base dei testi adottati dal PVE ad Atene sul futuro dell’Europa (a proposito è pronta la traduzione italiana). Cosi si fa in un partito serio...(continua piu sotto) La discussione entra immediamente nel vivo. La Ministra dello Sviluppo Heidi Hautala, presidente della Fondazione Verde europea ci spiega subito l’estrema difficoltà di stare in un governo diviso esattamente a metà tra tendenze nazionaliste e isolazioniste e un'altra nella quale la resistenza alle regole cieche del mercato dubita tra una fede europeista ancora forte e la tentazione di essere austeri con gli altri e solidali con sé stessi. Il secondo intervento è dell’ex ministra della Giustizia e attuale deputata (è stata anche membro della Convenzione europea) Tuija Brax, che non fa altro che parlare del disastro che verrà dall’Europa se le cose vanno male e quanto dovrà pagare la Finlandia se il piano va male, se le decisioni su tassazione o le politiche della Svezia che non “paga dazio” e non fa parte dell’Euro, se la Finladia dovrà continaure a pagare senza che poi i rimedi funzionino davvero. Ci dice che nel “lungo periodo” siamo d’accordo su una visione decisamente pro-Europea e federalista, ma che adesso ha i suoi seri dubbi, tanto sulla sostenibilità di una politica di “solidarietà” che non pare sortire alcun risultato che su una maggiore e immediata integrazione europea che lei teme essere non sostenibile per delle casse pubbliche già duramente sotto pressione. Siamo tutti depressi dopo il suo intervento, per fortuna uno dei partecipanti alla pausa viene a dirmi “preferisco il tuo approccio al suo”. Juan Lopez de Uralde, Presidente dei Verdi spagnoli interviene subito dopo con la chiara intenzione di sfatare alcuni miti. Primo, la Spagna non sta nella situazione nella quale è perché ha un debito pubblico da Stato spendaccione. Ma perché la bolla immobiliare, aiutata dal credito facile dato da Banche di tutta Europa è scoppiata, lo Stato ha ripreso i debiti e adesso è obbligato a drammatici tagli e non trova la strada di un’alternativa di attività e sviluppo economico. Educazione, energie rinnovabili, salute, altre politiche “positive” sono duramente tagliate; la protesta sale, anti-europeismo e populismo sono ormai molto diffusi. Quanto a me, ho sottolineato che se continuiamo a discutere solo tra “finlandesi” e “italiani” e non fra ecologisti/progressisti e conservatori/liberisti non andiamo da nessuna parte: è la politica che deve cambiare, che sia la Finlandia o la Commissione a deciderla. E se non si vede che non è solo il debito pubblico, ma anche e soprattutto l’incertezza sulla voltontà di tutti di salvare l’euro sta alla base dello “spread” tra tassi di interesse, allora si continua a fare un’analisi totalmente sbagliata delle ragioni della crisi e si continua a puntare su soluzione che non funzionano. Le scelte nazionali ed europee devono totalmente cambiare: scelte di spesa, scelta d’investimento, politiche, priorità, certo, ma anche maggioranze politiche, metodi di decisione ecc… Ho spiegato le nostre proposte per “addomesticare” i mercati finanziari, affrontare la crisi sociale, e rilanciare il processo “costituente”, e cioè quelle contenute nella risoluzione di Atene e discusse già in varie occasioni. Ma le proposte non bastano: ci vuole una chiara strategia per realizzarle; e alleanze. La prima priorità è naturalmente dimostrare nei fatti che noi Verdi non diciamo una cosa in Finlandia e una in Italia; che questa storia del partito europeo esiste ed è capace di aiutare a raccogliere consenso; e se l’Europa è il nostro orizzonte, questa UE deve cambiare decisamente il suo modo di funzionare, lasciando conclavi e conciliaboli per tornare a rappresentare uno strumento di soluzione della crisi e non un elemento che l’aggrava. Inizia poi una bella discussione, garbata, ma vera, nella quale né io ne Juan temiamo di essere franchi e diretti. . Alla fine, ci rendiamo conto che il dibattito è servito perché abbiamo presentato un punto di vista verde, certo, ma per loro inabituale; è chiaro che i finlandesi sono molto più “pro-europei” “dentro” che gli altri paesi nordici, Svezia e Danimarca in testa. Io sono contenta, perché abbiamo bisogno di un partito verde del Nord fortemente schierato sulle nostre posizioni: soprattutto perché sta al Governo, un governo che oggi vuole tagliare il bilancio UE e non ne vuole sapere di cantiere di riforma istituzionale. Speriamo che alla fine di questa giornata i Verdi cominceranno a essere più visibili e determinati sulla politica europea come lo sono già su quella ambientale e della cooperazione allo sviluppo con i loro attivissimi Ministri!