Il boom dei Verdi, primo partito nel Land industriale
La maggior parte dei commenti ai risultati delle elezioni regionali in Germania di domenica si è concentrata sul risultato della formazione Alternative Für Deutschland, che contiene al suo interno un mix potenzialmente pericoloso di populismo semplice e diretto, ma anche molto ambiguo (non siamo anti-rifugiati, ma siamo anti-immigrati) di anti-europeismo e nazionalismo senza complessi, di liberismo scatenato, il tutto impacchettato in una leadership femminile accattivante e rispettabile. Penso però che il voto a AFD sia oggi ancora e soprattutto un voto di protesta, che può essere riassorbito, e rispetto al quale non serve farsi prendere dal panico. Bisogna rispondere adeguatamente alle questioni che vengono poste, senza rincorrerne malamente le false soluzioni e presentando alternative concrete e leadership credibili.
A questo proposito mi pare che valga la pena considerare altri due elementi importanti nella valutazione delle elezioni, valutazione che sarebbe altrimenti incompleta e non renderebbe giustizia della qualità del dibattito democratico in Germania, schiacciandolo sulle categorie superficiali di pro-contro Merkel o di pro-contro rifugiati.
Il primo elemento è che hanno vinto più e meglio coloro che hanno saputo portare avanti in modo credibile e determinato una proposta riconoscibile, senza badare a rincorrere in modo opportunista e ambiguo i supposti umori dell'opinione pubblica. La candidata socialista e Presidente uscente in Renania, Malu Dreyer e Wilfried Kretschmann che ha portato i Verdi ad essere il primo partito nel Baden Wuttenburg, hanno condotto una campagna molto forte ed esplicita sui loro successi di governo e su un atteggiamento molto aperto su rifugiati. In Sassonia, la CDU ha perso più di 11 punti ed è riuscita ad assicurarsi la vittoria per il rotto della cuffia cercando di rincorrere l'umore anti-Merkel e rafforzando ancora di più AFD.
Secondo, la vittoria verde di Wilfried Kretschmann alla testa del Baden Wuttenberg, terzo Lander più importante della Germania per popolazione e cuore dell'industria manifatturiera, non ha nulla di estemporaneo o casuale. Quando vinse nel 2011, ricordo che il suo rivale della CDU, Günther Oettinger, che era stato spedito a fare il Commissario europeo all'energia come premio di consolazione, mi disse sprezzante che questo era un caso dovuto all'impatto di Fukushima e che i conservatori si sarebbero ripresi il governo al prossimo giro. E invece, la CDU raccoglie la peggiore sconfitta dal dopoguerra e i Verdi volano oltre il 30% in una regione da sempre molto conservatrice. Il governo di Kretschmann negli ultimi 5 anni ha realizzato a pieno l'idea che gli ecologisti possono rappresentare un punto di riferimento vero e di successo per chi vuole reindustrializzare il nostro vecchio continente; popolarissimo, in sintonia con il suo elettorato e certo lontano dalla immagine tipica dell'ecologista con i sandali, il Ministerpresident ha commentato euforico la sua vittoria dicendo che il BW e' ormai "impregnato di Verde": durante il suo primo mandato ha lanciato un vasto programma di digitalizzazione dell'amministrazione, ha creato condizioni favorevoli per le piccole imprese ad alto valore tecnologico, pur non dimenticando che il suo stato e' la sede di Daimler e Bosch, non a caso all'avanguardia nei loro rispettivi settori, dal punto di vista della riduzione delle emissioni, dell'efficienza energetica e della ricerca di modelli di sviluppo di attività economiche innovative, dal car-sharing elettrico per la Daimler a nuovi prodotti belli ed efficienti per la Bosch. È' stato il primo presidente di regione a lanciare un grande vertice riunendo tutti i settori sociali, economici, amministrativi per la gestione dei rifugiati e ha da subito sostenuto senza falsi buonismi il motto della Cancelliera "wir schaffen es", "ce la faremo". Le analisi post-voto dicono che le ragioni per le quali molti elettori, in particolare CDU, hanno spostato i loro voti su Kretschmann sono soprattutto per la sua politica sociale (43%) economica (35%) e sui rifugiati (31%), in risposta alla campagna antiMerkel che il suo rivale della CDU ha condotto. Questo risultato penso debba essere preso in seria considerazione anche a casa nostra: de-fossilizzare la nostra economia e società è possibile e può portare un consenso politico reale. Molto più che correre dietro a trivelle e tunnel.
Articolo pubblicato su L'Unità il 15-03-2016