Fare politica “eco-solidale” fra grillo e le primarie


Oggi a Rimini si apre la seconda giornata di ECOMONDO e degli Stati generali della Green Economy. Ma questo pomeriggio si apre anche il Forum Firenze 10+10. Questi due eventi, con personaggi e interpreti diversi, imprese e settori produttivi “green”, politici (pochi) e perfino qualche ministro, movimenti sociali, reti e comitati e (anche) pochi politici, sono però due momenti che fanno parte della stessa logica: quella delle necessità del cambiamento dell’economia, del modo di lavorare, del modo di consumare e del modo di fare politica, entrambe assolutamente necessarie per tirare fuori non solo l’Italia, ma anche l’Europa dalla crisi e dalla depressione anche psicologica che la attanaglia. C’è però ancora un problema serio d’impatto reale di tutto questo movimento, economico, sociale, culturale sulle decisioni che contano e che sono sempre più accentrate in poche mani.

In particolare, i “movimenti” e le associazioni, che si riuniranno a Firenze a novembre a 10 anni dal Social Forum del 2002 (www.firenze1O10.eu) quelli che sono attivi, scrivono, fanno proposte, sono presenti sul territorio, quelli che hanno visto da tempo dove si andava a parare, quelli che hanno animato il referendum sull’acqua e in parte quello sul nucleare, non sono ancora riusciti davvero a prospettare un’alternativa capace di raccogliere voti e consenso in modo determinante per influire sulle maggioranze elettorali o anche solo sul centro-sinistra, che si prepara al voto in una situazione di nebbia assolute sulle regole. A differenza del ciclone Grillo, che fin dal “vaffa-day” dell’8 settembre di 5 anni fa si è posto un obiettivo di conquista delle istituzioni e quindi ha dato una prospettiva concreta di “potere”, questi cercano una via diversa, che valorizza la partecipazione e mobilitazione al di fuori delle istituzioni; cosa che finora non ha dato molti frutti, nonostante lo straordinario risultato referendario, che si è evaporato dal punto di vista della mobilitazione dopo pochissime settimane. Forse, questa idea di vedersi come “altro” rispetto alla politica e un atteggiamento di diffidenza (la Fornero direbbe “choosy”) rispetto ai politici anche quelli più vicini, senza riuscire però a scatenare un’offensiva positiva e visibile o magari un’occupazione diretta dello spazio politico a parte la protesta, li mantiene in una nicchia più o meno ampia, ma per il momento poco influente. Anche la presa di posizione di rifiuto assoluto di discussione con tutto quello che ha a che vedere con Monti e il suo governo da parte di alcuni, mi pare un atteggiamento che si tira fuori dalla mischia, non riesce a creare un’aggregazione davvero rilevante e lascia un po’ spiazzato chi vorrebbe invece avanzare adesso e in occasione delle prossime scadenze elettorali su temi che sono forti nella discussione e nella pratica associativa (ambiente, economia alternativa, integrazione dei nuovi cittadini, diritti, esempi positivi di governo locale e di partecipazione cittadina), ma praticamente assenti dal dibattito politico. La mia preoccupazione è che l’occasione del superamento del berlusconismo e un possibile ritorno al governo da parte “progressista” si saldi in una battaglia tra i più o meno “montiani” e i più o “meno” cattolici o fra i più o meno “moderati” e i più o meno “rottamatori”, sulla base di confronti personali e slogan generici, “lasciando fuori e senza voce quella miriade di realtà che concretamente stanno trovando soluzioni sostenibili alla crisi, come le realtà economiche che vedo qui a ECOMONDO e che potrebbero dare un contributo importante nella definizione di un’Italia di nuovi lavori e prospettive. La conseguenza è naturalmente che anche se vincesse il centro-sinistra alle elezioni, tanto più se ci sarà davvero un’alleanza con l’UDC, ci si troverebbe rapidamente intrappolati in una dinamica di rapporti di forza molto difficili.

Che fare allora?

A rischio di essere irrealista e un po’ ingenua, penso che sia arrivato il momento di mettere una serie di punti sul tavolo e, a partire da una rete che esiste di ambientalisti, associazioni, operatori economici, esponenti di varie forze politiche mettere in piedi un testo (no, non un altro appello!!) con pochi punti molto concreti e chiari da porre dopo le primarie al vincitore e ai suoi alleati, in un appuntamento pubblico e ben preparato, che può essere anche visto come il seguito “auto-organizzato” e molto più concreto della giornata di ascolto convocato da Bersani, Vendola e Nencini, allargato magari a esponenti politici che in quell’alleanza non sono per ora coinvolti.

Vedo tre punti da articolare in modo breve e sulla base anche del lavoro di Sbilanciamoci, delle conclusioni che verranno dei lavori del Forum di Firenze e ma anche Consiglio dei verdi europei ad Atene che si aprirà domani, e delle riflessioni che in Italia e in Europa si stanno facendo su come uscire dalla crisi globale che ci attraversa. Uno degli obiettivi è tra l’altro di “rimpolpare” la Carta di Intenti e di favorire il dibattito pubblico su temi per ora assenti dalla disputa politica.

  1. Quali scelte sono necessarie per migliorare le prospettive di occupazione e di ripresa dell’attività economica; come risanare il bilancio dello stato e quali le priorità di spesa, con particolare attenzione alle scelte sui “cantieri utili” e contro le infrastrutture dannose, al trasporto pubblico, all’agricoltura sostenibile, dell’energia, alla scuola e al patrimonio culturale.
  2. Battere populismo e astensionismo: le riforme della politica necessarie per ridare fiducia ai cittadini elettori: il finanziamento dei partiti; gli strumenti di democrazia diretta; i metodi per la scelta dei candidati/e alle elezioni.
  3. Quale Europa politica: cambiare le politiche cambiando le maggioranze che oggi governano a Bruxelles è indispensabile, ma si vince anche rilanciando un processo di riforma costituzionale della UE, in vista delle prossime elezioni del 2014.

Detto cosi, sembra tutto molto complicato, ne sono cosciente. Complicato, poco mediatico, per nulla “trendy”. Ma noi tutti partiamo da un fondo comune di lavoro e vicinanza definito e sulle proposte concrete non penso ci saranno molti problemi. Ne parliamo insieme e ognuno nei suoi circoli da anni, sappiamo ci sono opzioni semplici e relativamente non costose: eppure ci ritroviamo ancora con le trivellazioni di petrolio, i tunnel nelle Alpi e perfino gli F35 presentate come soluzioni di sviluppo economico. E’ contro questa arretratezza, che è anche segno del potere delle lobbies che dobbiamo rapidamente attrezzarci. Ogni giorno ci sono nuovi appelli e nuove iniziative intorno a questo o quel leader: io penso che noi dobbiamo puntare a un’operazione diversa: rendere visibile e fortemente propositiva una rete ambientalista e di diritti civili di soggetti che accettano il gioco delle primarie e sfidano la futura alleanza sul piano dei contenuti, chiamandola a prendere posizioni fortemente alternative ad una serie di scelte che sbagliate e lesive dell’interesse pubblico, senza necessariamente uscire dal proprio luogo di azione (partiti, associazioni, comitati) ma con l’idea concreta di pesare sulle scelte della futura coalizione di governo.

In questa fase, m’interessa ormai poco il contenitore. Ce ne sono in giro anche troppi, soprattutto a sinistra, e ognuno potrà scegliere il suo. Ma io penso che oggi sia assolutamente necessario decidersi a fare pesare in quanto tale e con le sue anime più diverse, ma intorno a proposte condivise, questo vasto mondo di ambientalisti, libertari, operatori sociali e della cultura che politici e media del “main stream” considerano ancora minoritario, ma che, se visibile e organizzato, non fosse che per lo spazio della battaglia elettorale, potrà avere un impatto nel governo che ci aspetta.