Martedì 16 gennaio la Commissione Europea ha presentato la sua prima Strategia sulla plastica, che si prefigge l’obiettivo finale di ridurre l’impatto dell’inquinamento legato alla produzione della plastica, un passo necessario e imprescindibile per raggiungere una piena transizione verso una economica circolare.
Questa strategia prevede che entro il 2030 tutti i rifiuti in plastica saranno biodegradabili e riciclabili e vi farà seguito una proposta legislativa a maggio di quest’anno per limitare l’utilizzo di sacchetti monouso, microplastiche e oxoplastiche. Questa proposta legislativa verrà poi presentata al Parlamento Europeo e al Consiglio della UE: è proprio nel Parlamento, però, che la battaglia si gioca davvero, perché tradizionalmente è questa istituzione che sostiene le opzioni più ambiziose (come dimostrato dai due importantissimi voti di ieri sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, che hanno posto il nuovo target per il 2030 al 35%, che non è molto, ma è di più di quello proposto dalla Commissione e molto al di sopra di quello accordato dai governi).
La Commissione ora alza la posta nel riorientamento delle proprie politiche per contrastare il cambiamento climatico. Ovviamente questa strategia rimane limitata (ad esempio, contempla solo la riduzione – e non l’eliminazione – dei sacchetti monouso, né prende in considerazione azioni efficaci per separare le sostanze più nocive contenute nelle plastiche), però è decisamente un passo nella giusta direzione, così come non possiamo che essere d’accordo con l’istituzione di dispositivi di raccolta e riciclo dei rifiuti nei porti di mare per evitare che vengano lasciati a mare, e con l’ambizione di creare un “mercato unico per il riciclo”.
La battaglia contro l’inquinamento da plastica raggiunge cosi una tappa importante: la Commissione ha aperto una consultazione pubblica fino al 12 febbraio, con l’obiettivo di ricevere riscontro e opinioni da tutti gli stakeholder coinvolti: sicuramente si faranno tutte le lobbies e le associazioni e questo è un bene.
Ed è proprio questo ruolo in questa battaglia che l’Italia non deve assolutamente lasciarsi sfuggire: abbiamo un ruolo di primo piano, abbiamo anticipato tutti sulla legislazione sulla plastica e siamo il secondo paese in Europa – dopo la Germania – per la green economy, grazie anche piccole e medie realtà che ci hanno portati nell’eccellenza delle imprese “verdi”. Non possiamo e non dobbiamo perdere questa leadership, cedendo alle lobby energivore e dei fossili che vorrebbero non ci fossero alternative – che invece abbiamo già – a un modello economico inquinante, insostenibile e destinato a rimanere fuori dai giochi dell’innovazione e della crescita.
(originariamente pubblicato su Insieme)
Bruxelles, 19 gennaio 2018