"Colonia: violenza contro le donne e non guerra di religione"


violenza donneGentile Annunziata, nel suo ultimo articolo sull'Huffington Post Lei sollecita le donne impegnate in politica a prendere la parola e pronunciarsi su quanto avvenuto in Germania (e non solo) e sul tema dell'integrazione di culture come quella islamica nei nostri paesi. Dalla mia postazione di co-Presidente di un partito europeo, quello dei Verdi, vorrei a questo proposito dire tre cose. La prima è che mi pare che non dovremmo considerare quanto avvenuto a Colonia e in altri luoghi come un elemento derivante direttamente ed esclusivamente dall'atteggiamento "musulmano" nei confronti delle donne e fomentare quindi l'idea che sia impossibile la convivenza perché "loro" sono culturalmente incapaci di rispettare le donne, oltre ad avere molti altri difetti imperdonabili. Non sono mai stata convinta sul tema della lotta di civiltà. Non sono convinta dell'impossibilità di convivenza. Non credo che il tema dei diritti delle donne sia risolto da una parte e ancora totalmente problematico dall'altra. Sono invece convinta che in alcune società e culture, quella lotta per i diritti delle donne che è stata fatta in molti paesi occidentali sia ancora a un livello incompleto e derivi da una pratica e tradizione patriarcale da combattere a prescindere dall'aspetto religioso; pratica che è piuttosto diffusa anche in società non islamiche e che non è totalmente morta neppure da noi. Se no, non si spiegherebbero gli attacchi alle donne, i femminicidi, le discriminazioni sul lavoro, o il fatto che l'Italia è tra i paesi con il tasso più basso di occupazione delle donne in Europa. E' fuorviante fare pensare all'opinione pubblica che quegli attacchi alle donne a Colonia siano stati fatti da musulmani solo in quanto musulmani e non anche da teppisti e delinquenti ignoranti e vigliacchi, che attaccano le donne anche perché sono più deboli, approfittando della distrazione e incompetenza della polizia locale. Insomma non si tratta solo di luoghi comuni: è vero che non bisogna fare di tutt'erba un fascio ed è vero che di maschilisti è pieno il mondo. Quindi, io sono in pieno accordo con lo scrittore Musa Okwonga (poeta nato a Londra e di origine ugandese) che sostiene che gli avvenimenti di Colonia devono riportare l'attenzione sul tema dei diritti e del rispetto delle donne, più che sull'identità dei loro assalitori. La seconda considerazione che vorrei fare è dobbiamo essere ultra-chiari e determinati nel rifiuto di una visione della società multiculturale che interpreta la convivenza con l'accettazione di tutto quello che è proprio ad una comunità, a condizione che la quiete pubblica generale venga rispettata. E' un po' quello che succede nel Regno Unito e quello che è successo per anni qui in Belgio, e non tanto e non solo a Molebeek, periferia di Bruxelles, ma anche ad Anversa, città super-cosmopolita e avanzata nelle Fiandre, che é stata il primo centro della radicalizzazione islamica, espressa da gruppi come Sharia for Belgium. Insomma, se si tollera che le ragazze possano non fare ginnastica con i ragazzi in nome del rispetto delle tradizioni, se non si entra con determinazione nella discussione sull'universalità dei diritti umani e civici, respingendo l'idea che si tratti di valori occidentali o addirittura "coloniali", se non si combattono pratiche come i matrimoni arrangiati o le mutilazioni genitali, se non si affrontano apertamente temi come il necessario controllo che ci deve essere sugli imam mandati dall'Arabia Saudita (che compra un sacco di armi dai nostri paesi) nelle moschee europee, se non difendiamo senza se e senza ma le libertà che i nostri padri, le nostre madri e nonne hanno ottenuto, allora è evidente che coloro che hanno approfittato della democrazia per diffondere le loro visioni di morte e di esclusione, ci obbligheranno a stare sulla difensiva e a sentirci intrappolati e non rafforzati dai nostri valori di libertà per tutti e tutte. Quindi la discussione non è fra musulmani in generale e noi in generale. Ma tra i difensori dei valori di libertà e democrazia, che sono ovunque, anche tra i nuovi cittadini di origine islamica, e coloro che li rifiutano; purtroppo, e l'ascesa dei movimenti xenofobi e illiberali lo dimostra, anche costoro sono ovunque. La terza e ultima considerazione riguarda la politica e il modo attraverso queste comunità e cittadini/e possono e devono essere integrati anche nelle nostre democrazie oltre che nelle nostre scuole o nei posti di lavoro. Ed è molto interessante l'esperimento fatto in paesi come la Danimarca o il Belgio di dare il voto alle elezioni locali anche ai residenti non cittadini, che è andato in due direzioni diverse, anzi opposte, che non sono irrilevanti nella spiegazione di fatti come quello dei fratelli di Molebeek. Da un lato, i partiti maggioritari come i socialisti a Bruxelles, hanno spesso lavorato con i leaders delle comunità che potevano portare pacchetti di voti a prescindere da quello che questi poi facevano e dicevano nelle loro comunità. Ecco perché il sindaco socialista di Molenbeek, al potere da vent'anni prima di essere recentemente sconfitto da un'inedita maggioranza di verdi e liberali, è oggi indicato come il maggiore responsabile di una "deriva" islamista di cui nessuno è parso accorgersi. Dall'altro, si è cercato di integrare e valorizzare coloro che dentro quelle stesse comunità erano e sono fattori di integrazione nella cultura e nella pratica democratica del paese di accoglienza. Quindi se è vero che da Bruxelles è partita l'organizzazione degli attentati di Parigi, se io stessa che ho vissuto molti anni in un quartiere al 64% di abitanti di origine turca o magrebina e ho visto donne con niqab che non parlavano francese accompagnate da nugoli di bambini e con lo sguardo triste, è anche vero che ho visto la crescita di gruppi di difesa legale delle donne, ragazze dai nomi esotici diventare ministre, deputate, dirigenti di imprese pubbliche e private perfettamente a loro agio con le loro origini culturali e il loro ruolo nella nostra società. (a questo proposito mi permetto di segnalarle il bel discorso di Zakia Khattabi, leader dei verdi belgi, di origine marocchina, in occasione degli attentati di Parigi. Insomma, non ci sono risposte facili o univoche; ma questo non significa che non si possano trovare soluzioni di convivenza positiva. E di reale progresso sociale e culturale in ogni parte della società, donne e migranti compresi, qualsiasi sia la loro origine e cultura.   http://www.huffingtonpost.it/monica-frassoni/colonia-in-nome-del-multiculturalismo-abbiamo-sorvolato-sulla-violenza-contro-le-donne_b_8945616.html