Clima, un accordo poco ambizioso


Secondo molti auto­re­voli attori gover­na­tivi e non, senza misure radi­cali a livello glo­bale, il riscal­da­mento aumen­terà di 3–4 gradi entro pochi decenni. Que­sto è il con­te­sto dav­vero pre­oc­cu­pante nel quale deve essere inse­rito il G7 di Elmau. I prin­ci­pali media euro­pei pre­sen­tano l’esito del ver­tice come un grande suc­cesso di Angela Mer­kel, che dal primo giorno ha spinto per inclu­dere nella dichia­ra­zione finale gli obiet­tivi di limi­tare a 2° C il riscal­da­mento del pia­neta e di ridurre a zero le emis­sioni di gas serra, eli­mi­nando gra­dual­mente i com­bu­sti­bili fos­sili fino a can­cel­larli del tutto entro la fine del secolo «inclu­dendo lo svi­luppo e la dif­fu­sione di tec­no­lo­gie inno­va­tive nello sforzo di tra­sfor­mare il set­tore ener­ge­tico entro il 2050». THE-GREENS-Facebook-Adaptionen-Frassoni_800x800-MF Ma, guar­dan­dolo da vicino, l’accordo sul clima fir­mato in Baviera dai sette grandi del mondo è dav­vero così ambi­zioso? Potrà dav­vero rilan­ciare le pro­spet­tive di un trat­tato vin­co­lante sulla ridu­zione delle emis­sioni, la fine dei sus­sidi ai fos­sili e ade­guati stru­menti finan­ziari per i paesi in via di svi­luppo alla COP21 di Parigi? Potrà dav­vero san­cire «la fine dell’era del car­bone», dei fos­sili e del nucleare, che godono ancora oggi di 5 volte più sus­sidi pub­blici che le rin­no­va­bili ed il set­tore dell’efficienza ener­ge­tica (5,3 tri­lioni di dol­lari all’anno)? Di sicuro c’è che le con­clu­sioni del G7 rap­pre­sen­tano prin­ci­pal­mente una vit­to­ria per la Can­cel­liera tede­sca, che voleva costruire un fronte com­patto in vista della con­fe­renza sul clima che si terrà a Parigi il pros­simo dicem­bre: il tempo ci dirà se que­sto fronte sia dav­vero solido, con­si­de­rando che Giap­pone e Canada sono da sem­pre dei freni potenti ad ogni deci­sione ambi­ziosa sul clima e Obama è for­te­mente limi­tato da mag­gio­ranze ostili al Con­gresso. Comun­que, le novità inte­res­santi del G7 sono che si dice per la prima volta che biso­gna stare su «upper end of the latest IPPCC report rec­co­man­da­tion 40–70%» entro il 2050 e l’impegno di uscire dai fossili. Pur­troppo non si è riu­sciti, invece, a citare l’obiettivo di rag­giun­gere un sistema ener­ge­tico di rin­no­va­bili al 100% come pro­po­sto dagli eco­lo­gi­sti e molte ng e come soste­nuto da Angela Mer­kel. Quanto alla pic­cola Ita­lia, come sem­pre non ha toc­cato palla. Mat­teo Renzi anche sta­volta ha dimo­strato di non avere alcun par­ti­co­lare inte­resse a gio­care dav­vero la par­tita del clima, accon­ten­tan­dosi di fare da spet­ta­tore; d’altra parte, man­tiene in casa una poli­tica incoe­rente con gli obiet­tivi dichia­rati ad Elmau, in par­ti­co­lare a causa dei colpi con­ti­nui alle rin­no­va­bili e delle deci­sioni su gasdotti e trivellazioni. La coe­renza fra pub­blici pro­po­siti e azioni con­crete è pero un pro­blema gene­rale. Oxfam ci dice che Gran Bre­ta­gna, Ger­ma­nia, Ita­lia, Giap­pone e Fran­cia hanno bru­ciato (solo nel 2013) il 16% di car­bone in più rispetto al 2009. Solo gli Stati Uniti e il Canada, tra i Paesi del G7 riu­niti ad Elmau, hanno ridotto il con­sumo di car­bone rispetto ai livelli rag­giunti nel periodo del ver­tice sul clima di Cope­na­ghen del 2009, anche se entrambi i paesi hanno pro­po­siti aggres­sivi sulle fos­sili rispet­ti­va­mente per le tri­vel­la­zioni nell’Artico e per l’uso inten­sivo di sab­bie bitu­mi­nose. Il tutto — sot­to­li­nea Oxfam — men­tre pub­bli­ca­mente si chiede ai Paesi in via di svi­luppo di dare un taglio alle emis­sioni climalteranti. Insomma, Elmau a parte, gli impe­gni presi finora da Usa, Cina, Ue non bastano a cen­trare l’obiettivo dei 2°, oltre i quali il clima impaz­zi­rebbe. Secondo Cli­mate Action Trac­ker gli impe­gni attuali costi­tui­scono solo il 5 per cento di quello che sarebbe neces­sa­rio fare entro il 2020. Ma a parte la que­stione della ridu­zione delle emis­sioni, la par­tita che deci­derà il destino dei nego­ziati sul clima e la nostra capa­cità di ini­ziare a fare sul serio è quella sul futuro dei com­bu­sti­bi­li­fos­sili. Rispetto a sei anni fa, quando nella capi­tale danese la con­fe­renza sul clima finì con un’impasse, oggi ci sono segnali che qual­cosa si muove nella giu­sta dire­zione: il pro­blema è capire se que­sti segnali riu­sci­ranno a far cam­biare strada rispetto all’attuale per­si­stente dipen­denza dai fos­sili. Usa e Cina si sono spesi per pren­dere impe­gni pre­cisi, anche se ancora limi­tati, di ridu­zione delle emis­sioni di Co2. Per­sino il Papa e la grande finanza: molti oggi par­lano di disin­ve­sti­mento dai com­bu­sti­bili fos­sili. E una grande banca come Hsbc offre adesso un appo­sito pac­chetto di pro­po­ste “verdi” ai pro­pri clienti. Per­sino alcuni sceic­chi sau­diti sem­brano dispo­sti a pas­sare al solare, dicen­dosi pronti a salu­tare final­mente l’oro nero. Sarà abba­stanza? Ne dubi­tiamo, ma è ora che dob­biamo spin­gere e mobi­li­tare l’opinione pub­blica euro­pea in vista di Parigi. L’Unione euro­pea sta infatti per­dendo il suo ruolo di avan­guar­dia e lea­der­ship sul clima e sta lascian­dosi sfug­gire anche mer­cati e pos­si­bi­lità di inve­sti­menti; i numeri sui quali si è impe­gnata (40% di ridu­zione delle emis­sioni, 27% di rin­no­va­bili ed effi­cienza al 2030) non sono suf­fi­cienti a cam­biare dav­vero strada. Come i Verdi euro­pei pro­pon­gono nella cam­pa­gna appena par­tita, ci vor­rebbe una ridu­zione delle emis­sioni di gas di almeno il 55% dai livelli del 1990 entro il 2030 al fine di creare una società “carbon-neutral” entro il 2050; il 40% di effi­cienza ener­ge­tica (con con­creti ed ambi­ziosi obiet­tivi a livello euro­peo, che avreb­bero, se rea­liz­zati, un enorme poten­ziale eco­no­mico in Ita­lia); un incre­mento delle ener­gie rin­no­va­bili che copra il 45% del nostro fab­bi­so­gno ener­ge­tico entro il 2030. Alcuni set­tori indu­striali ed eco­no­mici sareb­bero già dispo­sti a seguire que­sta svolta, men­tre altri, ancora molto forti, tirano indie­tro la poli­tica e i governi. A livello euro­peo e glo­bale, la bat­ta­glia tra ener­gie fos­sili, rin­no­va­bili ed effi­cienza ener­ge­tica è dun­que ormai aperta. Non resta che dispu­tare l’attesissimo match e fare di tutto per vincerlo. Articolo pubblicato sul quotidiano Il Manifesto il 12.06.2015